Il linguaggio della fotografia è chiaramente un linguaggio non verbale e spesso comunica cose che la parola non sarebbe in grado di trasferire con la stessa efficacia.

Questo avviene perché la fotografia parla per mezzo del vissuto del fotografo, che ha una carica emotiva più alta rispetto ad un testo.

Il linguaggio perciò è il modo con cui il fotografo comunica il proprio mondo, costringendo l’osservatore a guardarlo dal punto di vista da cui l’immagine è stata scattata.

Considerando che una persona è ciò che pensa e il linguaggio in cui pensa il fotografo sono le immagini, possiamo semplificare dicendo che un fotografo è ciò che rappresenta per immagini.

Avendo già affermato che la fotografia sia una chiave di lettura della realtà, si può dire che essa sia un linguaggio simbolico, così come la poesia, e che quindi parli non solo in senso letterale ma si serva anche di metafore.

Lo stile è una conseguenza dei singoli linguaggi personali.

Linguaggio e stile si basano a loro volta su tre concetti fondamentali: limite, punto di vista e comunicazione

Linguaggio e stile
Scatto di Francesca Woodman

Limite

Il limite è un concetto presente in ogni forma di linguaggio, è ciò che crea la potenza del linguaggio stesso.

Non possiamo immaginare una fotografia senza il limite dell’inquadratura, quindi sono i limiti a indicare cosa stiamo comunicando. Per estensione possiamo dire che sono i limiti a definirci.

In fotografia il limite è dato dalla somma di inclusione all’interno dell’inquadratura ed esclusione da essa: ciò che non vedo genera ciò che vedo, motivo per cui alla fine abbiamo una visione totale

La cosiddetta “libertà espressiva” è dettata dall’arbitrarietà della rinuncia della parte di realtà non inclusa nell’inquadratura e dall’accettare la responsabilità di ciò che invece viene incluso in essa.

Il paradosso è che la libertà espressiva può esistere solo se esiste il limite, che nasce dalle nostre scelte, rendendolo così autoimposto.

Punto di vista

Il punto di vista da cui osserviamo una scena raccontata in una fotografia è sempre necessariamente quello del fotografo.
Questo rappresenta fisicamente la posizione del fotografo rispetto all’oggetto della sua immagine, ma anche e soprattutto il suo modo di intendere e valutare la realtà.

In base al punto di osservazione di quest’ultima è possibile stabilire aspetti fisici, estetici, filosofici e morali di chi scatta.
Il fotografo mostra così il mondo attraverso i propri occhi, scegliendo da quale punto di vista fisico e mentale osservarlo e comunicarlo.

Ovviamente un’immagine viene creata per essere guardata e qui essa incrocia il secondo punto di vista: quello dell’osservatore.

L’osservatore che non fa esperienza diretta di ciò che è stato fotografato non potrà mai conoscere la realtà relativa a quell’immagine in senso assoluto, ma potrà comprendere quale fosse la realtà in senso assoluto per chi l’ha scattata

Comunicazione

La comunicazione è il processo tramite il quale un soggetto manifesta la propria presenza ad un altro.
Per comunicare è necessaria la presenza di almeno due soggetti.

Dagli studi di semiotica si deduce che le condizioni necessarie affinché avvenga la comunicazione sono:

  • mittente (il fotografo)
  • messaggio (ciò che il fotografo vuole dire attraverso l’immagine)
  • codice (l’immagine)
  • canale (ciò che permette al mittente di far vedere l’immagine al destinatario)
  • contesto (realtà fisica, sociale, culturale in cui l’immagine viene vista)
  • destinatario (colui che osserva l’immagine)

Attraverso lo sviluppo della visione del fotografo si sviluppa contemporaneamente la propria comunicazione.

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2 Commenti

  1. Chiaro e compiuto in una successione di concetti che aprono ad una dimensione filosofica, ed anche poetica, della fotografia.

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