Fare una fotografia implica prendere un sacco di decisioni, tutte insieme.
Come se non bastasse per lo più queste decisioni vanno prese in poche frazioni di secondo, salvo qualche eccezione.

Quindi, che cos’è la visione fotografica? Quali sono i fattori che compongono lo scatto?

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Scatto di William Klein

Inquadratura

L’inquadratura stabilisce il limite dello sguardo, creandone una cornice.
Una qualsiasi inquadratura pretende un taglio, il quale implica di separare una porzione di realtà dal resto di essa.

Questa è un’azione del tutto soggettiva e arbitraria che genera nuovi livelli di complessità della realtà.

Questa scelta di prelevare una porzione di realtà per farla diventare immagine permette alla realtà stessa di avere nuove letture e interpretazioni, necessarie per comprenderla nella sua totalità.
Nessuna fotografia prescinde dal taglio, che è ciò che genera l’inquadratura.

Va eseguito con molta attenzione: in base al taglio che viene dato a un’immagine possono nascere significati completamente diversi.
La realtà quando viene trasformata in immagine subisce anche la trasformazione da tre dimensioni a due.

Questo genera uno spazio virtuale, osservato da una realtà prospettica: quella che il fotografo ha scelto.

Formato

I formati, con proporzioni variabili, sono due: quadrato e rettangolare.
La scelta di un formato piuttosto che un altro può completamente cambiare l’espressività dell’immagine.

La scelta di un formato “improprio”, ad esempio un formato orizzontale per un ritratto, porta a cambiare il tipo di narrazione all’interno dell’immagine stessa.

Ottica

La scelta dell’ottica è cruciale, attraverso di essa passano tutte le informazioni. Tutto quello che il fotografo vuole dire con quell’immagine passa necessariamente da lì e per questo risulta determinante per ogni cosa che riguardi quell’immagine.

Qui le scuole di pensiero si dividono tra ottiche zoom e ottiche fisse. Ma non mi addentro in questi tecnicismi.

Mi limito a dire che un’ottica fissa obbliga il fotografo a fare un ragionamento prima di montarla sulla macchina, stabilendo in maniera molto più netta il punto di vista mentale di chi scatta.

A braccetto con l’ottica va la messa a fuoco: la parte nitida ovviamente è ciò che attira l’occhio all’interno dell’immagine. Ma la sfocatura ha una valenza espressiva forte, a livello di comunicazione (non sotto il profilo tecnico, attenzione), non è meno ricca di informazioni della parte a fuoco.

Colore e bianco e nero

Con le pellicole la scelta andava fatta in partenza ed era irreversibile. Oggi è possibile scegliere in un secondo momento, ma rimane una decisione fondamentale.

Il colore e il bianco e nero sono scelte espressive, ogni occhio vede in un modo diverso la scena e da quello che viene previsualizzato nella mente di chi scatta si determina quale dei due sia più adatto per quello che il fotografo deve comunicare.

La previsualizzazione è fondamentale per un fotografo. Anche chi fa reportage previsualizza l’immagine, magari un secondo prima, ma nella sua testa la foto esiste. Ed esiste a colori o in bianco e nero.

La fotografia è qualcosa di inscindibile dalla realtà e per un fotografo la visione della realtà è inscindibile dalla visione attraverso una macchina fotografica.

Più questa visione sarà consapevole, più sarà efficace la sua comunicazione.

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