Nata ad Haarlem nel 1963, Desirée Dolron, è una delle artiste contemporanee più interessanti del panorama europeo.

Un’artista capace di catturare la bellezza nelle sue forme più sfuggenti e di trasformare la realtà in un universo di mistero e riflessione.

Le sue opere spaziano dalla fotografia al video indagando temi universali quali il rapporto tra reale e trascendente, l’effimero passaggio del tempo, la transitorietà degli eventi.

Exaltation, realizzato tra il 1991 ed il 1999, è il suo primo lavoro importante. 

Si tratta di un lungo reportage attraverso comunità asiatiche e africane, nel quale la Dolron va alla ricerca del rapporto tra umano e spirituale e di come questa relazione viene veicolata attraverso il corpo.

Un intenso viaggio che ha portato la fotografa a contatto con realtà molto distanti e diverse tra loro.

Il lavoro mostra rituali religiosi e cerimonie spirituali, catturando l’estasi e la devozione dei partecipanti.

Desiree-Dolron-Thaipusam_-Malaysia_-1995_1

Le immagini, a basso contrasto in un bianco e nero leggermente virato di sapore pittorialista, sono caratterizzate da una profonda intensità emotiva che trasporta lo spettatore direttamente nella dimensione spirituale dei soggetti ritratti.

 “È la violenza nella religione che mi attrae, perché riguarda qualcosa che, nella sua essenza, è destinato ad elevare e aiutare l’uomo”

  • Il Kumbh Mela, un pellegrinaggio compiuto da oltre 100 milioni di indù presso un fiume sacro
  • La cerimonia della crocifissione nelle filippine durante i rituali della settimana santa
  • Il pellegrinaggio Thaipusam in Malesia
  • Il Muharram pakistano in cui i fedeli si autoflagellano per le strade
  • Il Gnawa Lila marocchino, un rito di possessione e trance a scopo terapeutico e purificatore

Sono alcune delle manifestazioni su cui si è soffermata l’autrice.

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Desirée Dolron: Xteriors

Con la serie Xteriors realizzata tra il 2001 ed il 2015 la Dolron cambia decisamente stile realizzando una perfetta fusione tra antiche tecniche pittoriche e tecnologie fotografiche digitali.

Le immagini, distanti dal linguaggio reportagistico, utilizzato in alcuni dei precedenti lavori, sono il risultato di un lavoro staged, progettato e curato nei minimi dettagli.

I rimandi pittorici alla pittura fiamminga sono evidenti e dichiarati.

Nell’uso del chiaroscuro, nell’estetica della struttura visiva, nelle espressioni e nelle fisionomie scelte per i ritratti, le opere richiamano alla memoria i quadri di Petrus Christus, Vermeer, Rembrandt.

Dolron-XTERIORS-VI-_2001-2015_

Il lavoro è composto da una serie di immagini in cui si alternano primi piani di giovani donne fiere ed altere e fotografie di interni nei quali i soggetti sono posizionati all’interno di rigorosi schemi compositivi.

Grandi finestre illuminano la scena lasciando trapelare una luce pallida che addolcisce la claustrofobia degli ambienti nei quali si muovono eleganti figure femminili assorte in espressioni contemplative, figure che riempiono lo spazio senza mai veramente abitarlo.

I volti, incorniciati da pettinature fuori dal tempo, sono diafani, eterei, gli sguardi misteriosi ed intensi.

Le luci morbide avvolgono i soggetti, rischiarando parzialmente le inquadrature compresse verso il nero e conferendo alle immagini una sorta di aura mistica che evoca sentimenti di solennità e trascendenza.

L’approccio tecnico della Dolron evidenzia il ruolo cruciale della tecnologia nella creazione artistica contemporanea.

La sua capacità di combinare tecniche tradizionali e strumenti digitali le permette di esplorare nuove possibilità espressive e di spingere i limiti della fotografia come forma d’arte.

Dolron-XTERIORS-XII-_2001-2015_

Attraverso un uso sapiente della post-produzione, la Dolron non solo perfeziona le sue immagini ma le trasforma in qualcosa che va oltre la realtà immediata donandole un afflato ultraterreno.

Nelle sue produzioni più recenti, l’artista, usa frequentemente la ripresa video lavorando su temi connessi alla natura ed al sempre più preoccupante problema ambientale.

In Uncertain TX (2016), girato in una foresta agonizzante nel Texas, la videocamera si muove lentamente attraverso una palude di cipressi parzialmente immersi nell’acqua mentre un suono inquietante accompagna il lento movimento delle immagini proposte in loop.

In Complex Systems (2017), uno stormo disegnato digitalmente, esegue continue evoluzioni disegnando nei cieli affascinanti schemi di volo messi in atto come meccanismo di difesa dai predatori.

Monarch (2018), l’ultima, in ordine di tempo è una meditazione “sulla relazione tra il fragile ecosistema del nostro pianeta e uno dei più grandi problemi del nostro tempo: i flussi migratori umani che si stanno manifestando e crescendo in tutto il mondo”.

Il soggetto del lavoro è la farfalla monarca nordamericana e la sua migrazione annuale dal Canada meridionale e dagli Stati Uniti settentrionali fino al Messico.

L’insetto nella sua essenza di vulnerabile bellezza diventa elemento simbolico di quello che è uno dei temi più urgenti del contemporaneo.

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Le sue opere sono esposte in prestigiose collezioni pubbliche e private tra le quali quelle presso il Victoria and Albert Museum di Londra, il Solomon R. Guggenheim Museum di New York, il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia di Madrid, il Museo Stedelijk di Amsterdam.


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