Nato nel 1958 in Germania, Thomas Ruff, è uno dei fotografi più innovativi della sua generazione, un autore che ha fatto della ricerca e della sperimentazione la cifra stilistica del suo lavoro.

Il suo viaggio nel mondo della fotografia ha inizio con gli studi presso la Staatliche Kunstakademie di Düsseldorf dove è stato allievo di Bernd e Hilla Becher e compagno dei non meno noti Thomas Struth, Candida Höfer, Andreas Gursky.

La carriera di Ruff è segnata da un’incessante indagine e da una costante attenzione alle innovazioni.

La sua opera si distingue per l’uso di tecnologie avanzate, per una continua riflessione sul mezzo, per lo studio della rappresentazione visiva e della sua percezione.

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Tra le opere di Thomas Ruff più conosciute:

Portraits (1981-2001) una serie di ritratti fotografici a colori di amici, colleghi e conoscenti.

Ruff sceglie di fotografare i soggetti su uno sfondo omogeneo, illuminati uniformemente, senza espressioni emotive particolarmente evidenti.

Una rappresentazione neutra simile a quella delle foto-tessere.

Questo stile distaccato, quasi asettico, elimina ogni contesto narrativo depersonalizzando di fatto il ritratto che smette di essere luogo privilegiato di lettura dell’individuo e approda ad una visione oggettiva che interroga la capacità del medium nella rappresentazione dell’identità umana.

L’utilizzo di una macchina di grande formato, combinato con la scala ingrandita dei ritratti, consente una visione chiara e dettagliata esaltando l’impatto visivo e la presenza fisica delle opere.

Thomas Ruff - haus-nr-12-iii-a-1989

Häuser (Houses), una serie iniziata nel 1987 e proseguita fino al 1991, rappresenta un esempio chiave del suo approccio metodico e analitico alla fotografia.

Attraverso questa serie Ruff esplora il tema dell’architettura, focalizzandosi in particolare sulle abitazioni postbelliche in Germania.

Le case scelte non sono edifici particolari, ma piuttosto tipiche abitazioni che rappresentano l’anonimato e la standardizzazione nell’architettura moderna.

L’autore esamina le case come espressione della cultura, della politica e della storia sociale della Germania del dopoguerra piuttosto che documentarle come espressione artistica.

Ruff, adotta, per questa serie, un approccio simile a quello dei suoi insegnanti, i Becher, noti per il loro stile rigoroso e sistematico.

Le immagini sono caratterizzate da una presentazione frontale, simmetrica e spesso distanziata.

Le facciate delle case appaiono piatte e quasi senza profondità, come se fossero bidimensionali.

L’illuminazione, diffusa e neutra, enfatizza la serialità e l’uniformità architettonica, mentre il grande formato delle immagini consente una visualizzazione dettagliata delle caratteristiche delle abitazioni.

Thomas Ruff - nacth-1-i-1992

Nächte (Nigths 1992-96), è un’esplorazione del paesaggio urbano notturno attraverso l’utilizzo di tecnologia fotografica a infrarossi.

Grazie a questa tecnica, adoperata principalmente in ambito militare, l’autore, riesce a produrre immagini in condizioni di scarsa luminosità, mostrando dettagli che rimarrebbero altrimenti invisibili all’occhio umano.

Questa scelta non è solo un espediente per vedere al buio, ma un potente strumento con implicazioni metaforiche riguardo la sorveglianza e la privacy nell’era moderna.

In un’epoca in cui la tecnologia può penetrare spazi privati e rivelare segreti, le immagini di Ruff sollevano questioni sull’etica della visione e sul potere implicito del vedere e del registrare.

Le immagini risultanti hanno un aspetto surreale; i paesaggi e le architetture familiari si trasformano in scene spettrali simili a potenziali scenari di guerra.

A partire dagli anni 2000, Ruff, si distacca dalla produzione tradizionale di immagini per approdare a nuovi orizzonti di ricerca attraverso lavori che esplorano:

  • I limiti della fotografia digitale e le sue possibilità di manipolazione (JPEG, Nudes)
  • La sperimentazione della computer grafica attraverso modelli matematici (Zycles, Cassini)
  • La rielaborazione della fotografia d’archivio (Press++, Tripe, Tableaux chinois)
Ruff - jpeg-ny02-2004

La serie Jpeg (2004 –) prende vita durante un periodo che ha contrassegnato un aumento esponenziale del numero di fotografie digitali disponibili online e della loro diffusione attraverso Internet.

Queste immagini, raccolte da diverse fonti, tra cui siti web di notizie e archivi digitali sono compresse nel formato JPEG.

Ruff manipola queste immagini ingrandendole e portandole ad imponenti dimensioni.

Attraverso questo processo, i pixel che compongono l’immagine diventano visibili, trasformando la superficie dell’immagine in una griglia di blocchi di colore.

La serie pone l’attenzione sul ruolo delle immagini nei media contemporanei, nei quali la facilità di trasmissione e di manipolazione può tanto informare in tempi rapidi gli spettatori quanto ingannarli.

Si pongono, quindi, questioni cruciali sulle responsabilità dei creatori di contenuti in un contesto in cui ogni verità può essere alterata o nascosta.

T. Ruff - zycles-3048-2008

La serie Zycles (2008-09) è ispirata alle forme cicloidali e alle traiettorie che possono essere generate tramite equazioni matematiche.

Queste forme derivano dalla geometria dei cicli e delle spirali, che si trovano sia in natura che in matematica.

Ruff ha trasformato queste equazioni in immagini tramite l’uso di software grafici e rendering digitali realizzando figure complesse e dettagliate puramente astratte.

In Press++ (2016), l’artista utilizza immagini in bianco e nero provenienti dagli archivi di giornali e riviste americane.

Ruff scansiona il fronte e il retro di queste stampe dove si trovano annotazioni, timbri, didascalie e altri segni usati nei processi editoriali per guidare la pubblicazione e l’uso dell’immagine nei media.

T. Ruff - press-20-66-2015

Combina poi digitalmente le due facce sovrapponendo l’immagine originale con il suo contesto editoriale e storico.

Il metodo pone in discussione il rapporto tra l’immagine editoriale, la sua funzione e la manipolazione da parte dei media.

L’opera di Thomas Ruff è un punto di riferimento importante per chiunque si approcci al linguaggio visivo contemporaneo.

I suoi lavori hanno tracciato nuovi percorsi e ridefinito il modo di intendere la fotografia ed il suo utilizzo.

Le sue ricerche, caratterizzate da un’incessante interrogazione e sperimentazione, sfidano continuamente le convenzioni fotografiche e sollevano domande fondamentali sull’autenticità, la rappresentazione e l’interpretazione visiva, fungendo da catalizzatori per una riflessione più ampia sul ruolo e sul potere della fotografia nella società contemporanea.


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