Puntuali come al solito, siamo giunti al nuovo appuntamento con A-Focus, interviste ai nostri lettori: l’ospite di oggi è Filippo Macchi.

Se ti sei perso la precedente intervista, puoi recuperarla qui.

Altrimenti veniamo a noi, alla nostra intervista.

Quale è il tuo genere fotografico preferito/ di quale genere fotografico ti occupi?

Da diversi anni mi occupo quasi esclusivamente di fotografia di paesaggio.

Il mio soggetto principale rimane a tutt’oggi la montagna con cui ho un legame che risale ad oltre 40 anni fa quando ad appena 4 anni ebbi il mio battesimo alpino nelle Dolomiti.

Posso dire di non essermi più ripreso da quell’incontro e tutt’oggi non manco mai di far visita alle mie montagne almeno una volta l’anno.

Ci racconti il tuo primo ricordo legato alla fotografia?

Dolomiti Filippo Macchi

Andiamo veramente indietro nel tempo.

Ho un’immagine di me che scatto una fotografia con una compatta dell’epoca quando avevo circa 7/8 anni, parliamo quindi del 1981/82.

Mi trovavo su un treno insieme a mio padre in direzione Venezia.

Eravamo solo io e lui, ignoro il motivo sia del viaggio che del fatto che non ci fossero mia madre e mia sorella.

Quel giorno scattai la mia prima fotografia.

Ora, però, quella stampa non so dove sia, dovrei chiedere a mia madre.

Quale artista ti ha ispirato di più o a quale artista ti ispiri in questo momento?

Essendo cresciuto in camera oscura ed avendo avuto da sempre la passione della fotografia di montagna, il primo artista che ho avuto come punto di riferimento è stato Ansel Adams.

Senza nessuna velleità di emulazione, mi ha sempre intrigato la potenza delle sue fotografie e la sua capacità di rappresentare il paesaggio.

Col tempo ho allargato ovviamente lo spettro di artisti, non solo fotografi, ai quali mi sono ispirato o confrontato.

Vorrei ricordare tra gli altri John Sexton, Jack Curran, Ragnar Axelsson, Dean Fidelman e tanti altri.

Ritengo che la contaminazione ed il confronto sia indispensabile per formare un proprio linguaggio ed una propria visione.

Lo scatto/opera realizzata che ti ha dato maggiore soddisfazione?

Filippo Macchi Fotografo

Dei tanti scatti che continuano ad emozionarmi, sicuramente ricordo un tramonto al Piz Popena realizzato in un periodo particolarmente difficile della mia vita.

La fotografia in questo caso altro non è che un mezzo per riportarmi a quel momento e alla potenza della montagna espressa attraverso la luce radente del tramonto.

È un ricordo indelebile.

Parlaci un po’ della tua attrezzatura!

Potrà sembrare strano ma l’oggetto più importante in tutta la mia attrezzatura è rappresentato dallo zaino che uso durante le uscite.

Spesso affronto giornate intere di cammino con diversi chili di attrezzatura sulla schiena.

Avere uno zaino confortevole è indispensabile per non spaccarsi la schiena.

Dopo diversi acquisti non soddisfacenti, al momento utilizzo lo zaino Tilopa della F-Stop, zaino dal mio punto di vista veramente eccezionale.

Detto ciò, scatto ormai da più di 10 anni con Canon.

Al momento uso una 5DMarkIII insieme ad un paio di zoom che mi permettono di coprire più o meno tutte le mie necessità.

Al bisogno faccio ricorso anche ad ottiche fisse e/o macro in base alle esigenze, ma si tratta di eccezioni alla regola.

Altro oggetto indispensabile per la mia fotografia è il cavalletto.

Da poco sono passato a Peak Design scegliendo un treppiede in carbonio che mi garantisce un’ottimo rapporto peso/stabilità.

Tra gli accessori che non mancano mai nelle mie uscite ci sono i filtri neutri ed un polarizzatore.

Che consiglio daresti a chi si affaccia oggi per la prima volta al mondo della fotografia?

Personalmente la cosa a cui do più importanza è il proprio linguaggio.

Quindi il consiglio che darei sarebbe: trova la tua voce, è solo in questo modo che saremo soddisfatti della propria fotografia.


F. Macchi Self Portrait A-Focus

Puoi trovare Filippo Macchi su:

Sito FB Vimeo

Continua a seguirci, la prossima intervista potrebbe essere la tua!

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