Nella storia della fotografia non si può certo dire che Man Ray sia stato l’unico a cambiare nome, ma è sicuramente uno degli pseudonimi più famosi.

Emanuel Radnitsky nasce nel 1890 a Filadelfia, dove i suoi genitori si sono recati partendo dalla lontana Russia.

Si trasferisce con la famiglia poi a New York ed è qui che incontra la macchina fotografica.

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Cresciuto come artista comincia a firmare le sue opere (disegni e aerografie) con il celeberrimo pseudonimo “Man Ray”.

L’acquisto della prima macchina fotografica avviene proprio per fotografare questi disegni.

Nel 1915 conosce Marcel Duchamp (così come fece in seguito Ugo Mulas), amico che segue poi a Parigi nel 1921, dove viene introdotto nel mondo dell’arte e dove espone le sue prime opere.

Nel frattempo prende confidenza con la macchina fotografica, diventando un abile ritrattista; i luoghi che frequenta fanno il resto: ritrae una buona fetta degli artisti più importanti della prima metà del Novecento.

Un artista ha nel suo DNA anche un po’ di esploratore, i mezzi se non vengono esplorati risultano rapidamente insoddisfacenti.

E così Man Ray, nonostante non abbandoni mai la pittura, comincia a sperimentare in direzioni nuove con la fotografia.

I Rayogrammi sono tra le sue immagini più celebri, frutto di un errore in camera oscura

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Queste immagini sono ottenute poggiando direttamente su una superficie sensibile (come ad esempio il foglio di carta emulsionato per la stampa) degli oggetti e grazie alla luce su di essi proiettata si imprime la sagoma sul foglio.

L’aggettivo giusto per il lavoro di Man Ray è “surrealista”, movimento artistico che lui vede nascere nel 1924.

Comincia a pubblicare anche fotografie di moda su Vogue e contemporaneamente continua la sua ricerca artistica, che sfocia nel 1925 in una mostra alla galleria Pierre a Parigi.

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Un’altra tecnica che Man Ray ama utilizzare è la solarizzazione, anche nei ritratti, ottenuta per mezzo di una sovraesposizione di alcune aree del negativo.

Con l’inizio della Seconda Guerra Mondiale il fotografo-artista è costretto a tornare a New York: le sue origini ebree gli rendono pericoloso rimanere in Europa.

Non resta molto a New York, si trasferisce a Los Angeles poco dopo, dove insegna fotografia e pittura al college ed espone i propri lavori in occasione di alcune mostre.

Alla fine della guerra Man Ray torna a Parigi e nel 1975 espone alla biennale di Venezia.

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Negli ultimi anni della sua vita spesso fa spola dalla Francia agli Stati Uniti.

Muore nel 1976 a Montparnasse, in quella terra che gli aveva dato tanta fortuna.

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