Realizzato tra il 2008 ed il 2012 e vincitore del terzo premio Daily Life del World Press Photo (2012), Pastoral, è uno dei lavori più conosciuti ed apprezzati di Alexander Gronsky.

Le immagini a colori, realizzate con una Mamiya 7, indagano le periferie moscovite, quelle aree limite in cui la natura incontra la città creando paesaggi singolari e contraddittori.

“Avevo la necessità di trovare un luogo che non fosse né naturale né artificiale: la periferia urbana, una frontiera tra habitat e caos.
Zone che non sono né urbane né rurali.
Luoghi a cui è difficile dare un nome.”

Le immagini sono ritratti di confine

La città, sempre presente sullo sfondo, si dissolve nelle aree naturali circostanti portando con sé le sue scorie.

Detriti, spazzatura, edifici industriali, enormi palazzi vuoti si fondono con alberi, prati incolti, specchi d’acqua.

La città incombe sulla campagna circostante con le sue ombre, la sua rigidità strutturale, i suoi scarti, spostando il confine della natura e fondendosi con essa in un mix inquietante nel quale gli esseri umani si sono ricollocati, apparentemente noncuranti di ciò che li circonda, costruendo uno spazio abitativo nuovo.

Il punto di vista spesso rialzato e l’estesa profondità di campo ci danno una visione globale dello spazio lasciandoci intuire cosa sia stato sottratto alla visione attraverso l’inquadratura.

Le fotografie portano alla luce un universo quasi cristallizzato in cui le figure umane appaiono sempre di piccole dimensioni, affaccendate in attività che spesso sembrano inadatte al luogo: intente a prendere il sole, conversare, amoreggiare, fare un picnic tra rifiuti e detriti.  

A fare da sfondo a queste situazioni “bucoliche” incombono enormi edifici moderni che sembrano disabitati, costruiti là per caso ed abbandonati a fare da cornice a queste zone senza anima ed identità.

Eppure le immagini di Alexander Gronsky grondano di poesia.

Le inquadrature di questi universi sospesi sono fotografie senza tempo in cui una luce, spesso diffusa e morbida, dona all’immagine un senso pittorico vicino al vedutismo del ‘700.

Tant’è che il titolo del lavoro evoca una visione del mondo in cui la vita campestre, il rapporto tra uomo-natura ed il paesaggio appaiono mitizzati ed idealizzati, sottratti alle consuete dinamiche predatorie.

Mosca ci appare, in questo lavoro, lontanissima dalla sua iconografia, un’anonima periferia occidentale nella quale la vita è simile a quella di tante altre città in cui una popolazione senza possibilità economiche cerca di trovare uno spazio ricreativo in questo territorio di mezzo.

Nelle sue immagini non c’è, però, come egli stesso dichiara, nessun intento critico o politico ma un interesse personale verso le aree di confine ed il paesaggio che si forma e si trasforma intorno ad esse.

Nato a Tallin, nel 1980, Alexander Gronsky, inizia a lavorare come assistente fotografo a 17 anni, per poi lasciare il suo paese l’anno successivo.

Nel 2003 entra a far parte dell’agenzia Photographer.ru  e negli anni successivi si trasferisce in Russia lavorando in ambito pubblicitario e con organizzazioni umanitarie.

Dal 2008 si dedica principalmente a lavori di ricerca personale tra i quali:

  • Less Than One (2006-2009) un progetto sulle aree dell’entroterra russo in cui vive meno di una persona per chilometro quadrato;
  • Endless Night (2007-2009) nel quale immortala i due mesi di notte polare a Murmansk, la più grande città del circolo polare artico;
  • Mountains & Waters (2010-11) una serie di dittici sui margini delle megalopoli cinesi, vicini esteticamente alla scuola di Düsseldorf, ma ispirati alla rappresentazione tradizionale del paesaggio in Cina;

Le ultime vicende politiche internazionali hanno portato Alexander Gronsky agli onori della cronaca, prima per essere stato escluso, in quanto considerato fotografo russo, dal Festival di Fotografia Europea di Reggio Emilia dove avrebbe dovuto esporre nel 2022 e successivamente per il suo arresto a Mosca in seguito alla partecipazione alle manifestazioni di protesta contro la guerra in Ucraina.


Conoscevi già il fotografo Alexander Gronsky? Cosa ne pensi?

Se ti sei perso gli altri articoli della rubrica “I grandi fotografi contemporanei”, recuperali cliccando qui sotto!

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui