Ciao! Sono Matteo Ermeti e oggi posso presentarti finalmente un prodotto, anzi due, che mi incuriosivano da tempo: le lenti anamorfiche Sirui (qui l’ultimo prodotto presentato).
Prima di mostrartele sul set, un doveroso ringraziamento va agli amici di Toscana Foto Service – azienda importatrice ufficiale in Italia del marchio SIRUI – per queste unità demo che ho avuto in prova.
Sono appena rientrato dal Salento, dove ho girato l’ultimo videoclip della giovanissima e super talentuosa artista Martina Beltrami.
Per questo music video, girato totalmente in esterna con luce ambiente, non volevo rinunciare al look cinematico che solitamente ricreo attraverso la fotografia in studio e il color grading.
Per questo ho portato sul set due lenti del kit anamorfico SIRUI, il 24mm f2.8 e il 50mm f1.8.
Ma quali sono le differenze tra una lente anamorfica ed una lente sferica?
Per chi non ne fosse a conoscenza, ci sono differenze sostanziali sia in termini di costruzione ottica, che in termini di resa sul sensore.
La prima è visibile già a occhio (vedi immagine), la lente frontale di un obiettivo anamorfico non è circolare, ma ovalizzata in senso verticale.
Questo cambia notevolmente ciò che viene proiettato sul sensore: l’immagine non ha un rapporto naturale, ma schiacciato.
Cosa significa?
Che già in camera in fase di ripresa, l’immagine che stiamo registrando è deformata.
Avremo quindi bisogno di una correzione iniziale in macchina oppure, come nel mio caso, su recorder esterno.
Il mio Shogun Inferno di Atomos ha tra i preset la correzione di 1.33x, esattamente quella richiesta dalle lenti anamorfiche SIRUI, come riportato sul corpo dell’ottica.
La stessa correzione andrà poi impostata manualmente all’interno del software di editing che utilizziamo, per riportare l’aspect ad un rapporto naturale di 1:1.
Quindi perché scegliere una lente anamorfica piuttosto che una normale lente sferica?
Come sempre è importante conoscere quali sono le esigenze richieste dalla produzione e il risultato che vogliamo ottenere.
In generale, le principali caratteristiche in termini di look delle lenti anamorfiche sono un bokeh molto particolare e pastoso, che ovalizza i punti luce e tende ad isolare maggiormente il piano del soggetto rispetto allo sfondo.
Il secondo aspetto da considerare è che le lenti anamorfiche, grazie alla loro deformazione ottica, permettono di catturare immagini in formato cinemascope già in macchina, con un rapporto di 2.35:1 o 2.39:1, senza quindi dover ricorrere alle classiche bande nere in fase di montaggio.
Il vantaggio è notevole, perché anziché perdere porzioni di immagine, coprendole o croppandole, sfruttiamo tutti i pixel del bordo verticale, allungando quello orizzontale.
Un altro aspetto da considerare delle lenti SIRUI e in generale delle lenti anamorfiche, è un flare molto particolare, allungato e bluastro, che normalmente si tende a ricreare in post produzione.
A questo proposito, devo sottolineare che in alcune situazioni può risultare fin troppo presente, e va considerata la possibilità di doverlo controllare con un matte box.
Nello specifico di queste due lenti, che completano il set insieme all’anamorfico Sirui 35mm f1.8 e al nuovissimo 75mm f1.8, notiamo una solidità di costruzione molto elevata.
Il corpo è interamente in metallo, le ghiere del fuoco e dei diaframmi rigorosamente manuali scorrono in modo fluido e preciso, in generale danno una sensazione di robustezza al tatto.
Questo implica un peso notevole delle ottiche, specie se considerate le dimensioni ridotte, che le rendono poco pratiche per essere montate sui gimbal più leggeri.
Nel mio caso, utilizzando il Movi M5, ho dovuto spostare molto il baricentro della camera indietro, e a fine giornata il peso complessivo della camera e delle ottiche si è fatto sentire.
Le lenti anamorfiche hanno una naturale distorsione ai margini del campo visivo, dove l’immagine è stondata e notiamo generalmente perdita di dettaglio.
Più che un difetto ottico, è considerabile una peculiarità espressiva, in quanto rimarcano il carattere emotivo della scena e del soggetto, rispetto ad una normale lente sferica che restituisce la realtà in modo quasi scientifico.
Nel caso del 24mm SIRUI ho potuto notare però una distorsione maggiore delle linee orizzontali rispetto alle anamorfiche di fascia più alta, e in generale qualche aberrazione cromatica in condizioni di forte controluce.
Quindi perché scegliere una lente anamorfica Sirui?
Perché, tenuti a mente questi due limiti, dobbiamo però considerare il prezzo di vendita al pubblico!
Rispetto alle decine di migliaia di euro per l’acquisto di una singola ottica Cooke o Arri, gli obiettivi anamorfici Sirui si posizionano tutti al di sotto dei 1000 € per corpo, e posso garantire che valgono il loro costo!
Non sono naturalmente considerabili ottiche anamorfiche cinema, ma per le produzioni di ogni giorno sono la scelta perfetta per chi vuole dare un look più cinematografico alle riprese.