Continuano le interviste al Caffè Fotografico (il precedente articolo con Ilario Piatti puoi trovarlo qui)!

Alessio Panunzi
25 anni
Roma
Fotografo di Automotive, Architettura, Still Life, Ritratto, Reportage, Riproduzione opere d’arte

Come è entrata la fotografia nella tua vita?

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La fotografia nella mia vita è entrata grazie ad una passione nata durante le scuole superiori: ho frequentato Grafica Pubblicitaria e al terzo anno era previsto il laboratorio di Fotografia come materia aggiuntiva.

Da lì ho cominciato a fotografare e sperimentare, soprattutto facendo
paesaggi nei dintorni di Roma.

A 16 anni io e un amico a volte dormivamo sulle panchine per aspettare l’alba e scattare, magari dopo che nella stessa sera avevamo scattato il tramonto.

Questa è stata la miglior scuola possibile per me, mi ha insegnato tantissimo, sia dal punto di vista compositivo che per imparare a conoscere la luce.

Quali sono gli autori che hanno maggiormente influenzato la tua visione?

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Direi Mario Giacomelli, Gabriele Basilico, Mimmo Jodice e Michael Kenna e in tutti trovo possa esserci un filo conduttore: l’uso del bianco e nero.

Il bianco e nero lo trovo un sistema “interpretativo” di rappresentare la realtà: si lascia molto più spazio alla lettura della composizione dell’immagine senza la distrazione che può dare il colore.

Da Jodice ho imparato il concetto di “atemporalità”, dato sì dall’uso del bianco e nero, ma anche eliminando tutti gli elementi distintivi di un determinato periodo.

Da Kenna invece ho imparato a lavorare con le lunghe esposizioni nella fotografia di paesaggio.

Penso che le lunghe esposizioni siano in qualche modo vicine al mondo del Surrealismo, con le nuvole che non sono cristallizzate nell’istante dello scatto oppure l’acqua che diventa seta.

Un altro autore che mi ha sempre colpito moltissimo è Sebastião Salgado per la sua capacità narrativa unita alla tecnica, facendo un tipo di fotografia difficilissimo, anche emotivamente.

Che ruolo pensi ricopra la fotografia nel mondo attuale?

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Rispetto al passato abbiamo molti più strati di immagini che raccontano lo stesso luogo.

La fotografia è sì uno dei mezzi di espressione personale, ma è anche un modo per essere partecipi maggiormente della propria realtà, la rende più “reale”.

Inoltre la fotografia essendo un mezzo di espressione artistico non ha regole, ma questo può essere tanto un punto di forza quanto un limite.

Quanto pensi che l’attrezzatura sia importante per realizzare immagini?

Personalmente cerco di sfruttare al meglio il materiale che ho, ma a livello professionale sicuramente una buona attrezzatura può semplificare il lavoro.

Ad oggi però se vuoi realizzare delle buone fotografie ci sono davvero moltissimi modi per farlo.

Io ad esempio per i miei lavori personali uso molto spesso l’analogico.

Cosa non deve mai mancare nel kit del fotografo?

Il treppiede, che uso per fare quasi tutti i miei lavori.

Ho realizzato alcuni ritratti con ottiche decentrabili, per le quali il treppiede è indispensabile.

È un oggetto che mi aiuta a concentrarmi e a comporre con maggior cura l’immagine.

Quali sono i tuoi sogni nel cassetto?

Penso che tutti vogliamo diventare “qualcuno”, ma non tanto per appagare il proprio ego, per me è la speranza di lasciare qualcosa di me in questo mondo.


Non fermarti all’intervista ad Alessio Panunzi!

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