Ilario Piatti
32 anni
Brescia
Fotografo di Architettura (qui il suo articolo di storytelling dedicato a Campelli)
Come è entrata la fotografia nella tua vita?
Tramite mio nonno, fotoamatore, che mi ha dato in mano le prime macchine fotografiche usa e getta da bambino.
Da adolescente ho iniziato a lavorare in discoteca e lì ho conosciuto un fotografo che ha contribuito a riaccendere la mia curiosità per la fotografia.
Ho cominciato così ad interessarmi all’aspetto tecnico e poi mi sono iscritto in università, rendendomi conto di avere necessità di una formazione più ampia rispetto a quella puramente tecnica.
Quali sono gli autori che hanno maggiormente influenzato la tua visione?
Henri Cartier-Bresson per la sua capacità compositiva, per quanto non sia strettamente legato al mio ambito, Ansel Adams per quanto riguarda la post-produzione e Gabriele Basilico per il tipo di sguardo e approccio alla fotografia, dall’uso del treppiede alla ricerca del punto di vista.
Che ruolo pensi ricopra la fotografia nel mondo attuale?
Penso che la fotografia oggi sia mediamente sottovalutata e male utilizzata.
Per fare un uso corretto della fotografia penso che ci sia una necessità di conoscenza culturale, a partire dai più giovani ma estendendola anche ad adulti.
Dico questo perché penso che per fare una fotografia sia indispensabile fare un ragionamento prima di premere l’otturatore.
Quanto pensi che l’attrezzatura sia importante per realizzare immagini?
Direi che l’attrezzatura faccia circa il 60% della buona riuscita di un’immagine.
Ritengo che l’attrezzatura, come la tecnica e altri aspetti, aiuti a creare il messaggio corretto rispetto a quello che vogliamo veicolare.
L’approccio all’immagine per quanto mi riguarda rimane il medesimo con qualsiasi mezzo utilizzato.
Cosa non deve mai mancare nel kit del fotografo?
Un kit di pulizia lenti, un treppiede, un color checker e un grandangolo.
Il grandangolo, specie se fisso, lo trovo adatto a tutti perché è un’ottima palestra di composizione.
Se impari a scattare con un grandangolo, anche spinto, stringere poi diventa più semplice.
Quali sono i tuoi sogni nel cassetto?
Girare il mondo con un camper scattando immagini di architettura e lo farei con due finalità: lavorando per architetti locali in modo da potermi mantenere in loco e con un occhio di ricerca personale studiando i cambiamenti del paesaggio urbano lungo il percorso.
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