Nel precedente articolo de “I grandi fotografi contemporanei” ci siamo soffermati su Gregory Crewdson, in questo invece ci focalizzeremo su Andreas Gursky.

Nato a Lipsia nel 1955 da una famiglia di fotografi commerciali molto affermati, Andreas Gursky è considerato uno dei fotografi più importanti ed influenti degli ultimi decenni.

Dopo un periodo di studi alla Folkwang University of the Arts di Essen, diretta da Otto Steinert, Gursky nel 1981, grazie ai consigli dell’ amico Thomas Struth, approda alla Kunstakademie di Düsseldorf.

Vi insegnano i coniugi Bernd e Hilla Becher, fondatori di quella che sarebbe poi diventata la Scuola di Düsseldorf, fucina di alcuni dei più importanti fotografi contemporanei tra quali, oltre al già citato Struth, troviamo:

  • Candida Höfer
  • Thomas Ruff
  • Axel Hütte
  • Petra Wunderlich

Gursky realizza i suoi primi lavori, con una macchina 35mm, dedicandosi principalmente alla rappresentazione di ciò che lo circonda.

Solo negli anni ‘90 l’artista inizia ad approcciarsi al grande formato ed alla manipolazione digitale, divenendone un pioniere.

L’immagine che rappresenta una svolta nella sua visione è una fotografia scattata al porto di Salerno nel 1990 con una macchina 4X5″ a proposito della quale l’artista dichiara:

Gursky, Salerno, 1990

“Ero sopraffatto da quello che vedevo: la complessità dell’immagine, l’accumulo di merci, le macchine, i container.

Non ero sicuro che la foto avrebbe funzionato.

Mi sono solo sentito costretto a scattarla.

Era pura intuizione.

Solo quando sono tornato a casa ho capito ciò che avevo.

Ho visto immediatamente quel pattern, quella densità pittorica, quell’estetica industriale.

Questa immagine è diventata per me un pezzo importante, un punto di svolta.”

Nella fotografia è già possibile scorgere alcuni dei tratti distintivi delle sue opere come:

  • L’attenzione meticolosa per i dettagli
  • Il punto di vista rialzato
  • L’interesse per la complessità degli elementi visivi

Durante l’ultimo decennio del Novecento, l’artista, produrrà molte delle sue fotografie più conosciute definendo e caratterizzando la sua personale visione artistica.

Oggetto dei suoi scatti sono i luoghi del contemporaneo.

Concerti, fabbriche, supermercati, architetture diventano protagonisti delle immagini insieme a paesaggi monumentali e spazi vuoti.

Le fotografie, prodotte come opere singole, sono caratterizzate da cromatismi accentuati, rigide geometrie, pattern ed elementi ripetitivi che producono una sensazione di angoscia e di claustrofobica alienazione.  

Nel 1993 realizza Montparnasse una delle sue immagini più iconiche e rappresentative.

Andreas Gursky, Parigi, Montparnasse, 1993

La fotografia, stampata nelle dimensioni 2×4 metri, rappresenta un edificio parigino ed è il risultato del montaggio digitale di due fotografie.

Le riprese, per evitare distorsioni ottiche e prospettiche, sono state scattate dal tetto dall’edificio di fronte in modo da ottenere un’immagine con le linee perfettamente in asse.

Le enormi dimensioni della stampa e l’eccezionale definizione dei particolari consentono allo spettatore di perdersi nella visione complessiva di questo enorme alveare umano e nello stesso tempo di entrare a curiosare all’interno degli appartamenti nei quali è possibile scorgere individui intenti alle proprie attività quotidiane.

All’artista tedesco appartengono due tra le immagini più costose della storia : 99 Cent II Diptychon e Reihn II, quest’ultima battuta all’asta nel 2011 per più di 4,3 milioni di dollari.

Gursky, Rhein II, 1999

L’immagine è stata oggetto di numerose polemiche.

Per la sua apparente “semplicità”, spesso non è stata giudicata un’opera all’altezza del costo e della fama.

L’opera misura 1,90×3,60 metri e ritrae un tratto del fiume Reno, ma come spesso accade per le opere di Gursky, non si tratta di una fotografia della realtà.

L’autore infatti è intervenuto al termine dello scatto rimuovendo elementi del paesaggio (edifici, persone) per arrivare alla propria visione personale del luogo che, privato dei suoi elementi peculiari, finisce per perdere la sua specifica connotazione diventando un paesaggio simbolico.

Tra gli ultimi suoi lavori troviamo un’interessante fotografia di Tokyo, nata da un casuale scatto immortalato col cellulare dal treno in corsa.

Gursky rimane affascinato dalla visione prodotta dal telefono e decide di rifare l’immagine in grande formato riproducendo l’effetto ripreso dal telefono.

Ritorna per ben 40 volte sul treno a fotografare per ottenere il numero di scatti giusti da assemblare per la produzione dell’opera finale. 

Andreas Gursky, Tokyo, 2017

Se è vero che Andreas Gursky parte dalla realtà, quello che vediamo alla fine del processo non è mai ciò che i nostri occhi sono in grado di cogliere.

Le sue immagini sono il risultato di un lungo lavoro di composizione realizzato attraverso il montaggio di più immagini che spesso producono fotografie verosimili, ma mai vere.

  • L’aggiunta o la rimozione di elementi
  • La moltiplicazione degli oggetti
  • La modifica delle dimensioni delle persone
  • Il cambio di prospettiva

Sono solo alcuni elementi che rendono le immagini di Gursky stranianti ed originali.

L’artista, pur rimanendo fedele alla propria visione, non ha mai smesso di lavorare sul linguaggio visivo e di sperimentare soluzioni attraverso le nuove tecnologie, riuscendo, nel corso degli anni, ad innovarsi senza perdere capacità di indagine e di riflessione.


Come al solito, a breve, uscirà l’articolo di “Fotografia Iconica” su uno degli scatti di Andreas Gursky.

Continua a seguirci!

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