Headless fa parte di un ampio progetto, Asylum of the Birds, pubblicato da Roger Ballen nel 2014.

Il lavoro raccoglie 90 immagini scattate, in circa sei anni, in un edificio fatiscente nei sobborghi di Johannesburg.

Nel fabbricato coabitano, dividendo lo stesso spazio, un piccolo gruppo di uomini ed animali di diverse specie che vivono in condizioni di disagio e precarietà.

Le immagini che compongono questo lavoro sono accomunate, oltre che dalla location, dal fatto di contenere almeno un volatile in ogni inquadratura.

Gli uccelli sono presenti in varie forme:

  • come entità
  • come rappresentazioni grafiche
  • come oggetti in plastica
  • attraverso una parte del corpo, le piume, lo scheletro oppure la testa

ed acquistano, in ogni scatto, un significato simbolico differente.

Roger Ballen, Asylum of the Birds, Headless, 2006

Headless di Roger Ballen presenta pochi elementi, composti in maniera ordinata e leggibile.

La parte bassa e centrale del fotogramma è occupata dal soggetto al quale fanno da contrappunto due rami che chiudono la composizione, sia lateralmente che verticalmente, e che, proseguono, nella parte superiore, oltre il confine del fotogramma.

Fa da sfondo un muro sul quale compaiono dei graffiti dal segno immediato ed essenziale che ricordano i quadri di Joan Miró, autore che nelle sue opere ricche di forme, ha dato largo spazio alle forze libere e creative dell’irrazionale.   

Joan Miró, Etolle Bleue, 1927, olio su tela

Posizionato nella parte centrale del fotogramma, un uomo “senza testa”, chiuso in un cappotto abbottonato, presenta allo spettatore attraverso la mano sinistra, unica parte visibile del corpo, una colomba bianca.                     

Il riferimento alla pittura surrealista di René Magritte è immediato.

C’è un uomo in una posa rilassata e tranquilla ma non vediamo il suo volto, eppure è presente, è là, ci guarda senza essere visto e ci porge simbolicamente una colomba che però è intenta a guardare altrove.

Un’atmosfera di follia, di pura anarchia domina le immagini di Ballen e lo spettatore non può far altro che smarrirsi alla ricerca di significati e significanti che, spesso, sfuggono alla logica della ragione.

In Asylum of the Birds, l’autore apre definitivamente le porte dell’inconscio, la realtà perde la sua connotazione rappresentativa per vivere ai margini di un percorso nel quale gli oggetti, gli animali, gli uomini diventano inconsapevoli protagonisti simbolici di un mondo sommerso ed inquietante.

Porzione di fotogramma tratto dal documentario “Asylum of the Birds” di Ben Crossman
Porzione di fotogramma tratto dal documentario “Asylum of the Birds”  di Ben Crossman

“The light comes from the dark”


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