Chi è Vivian Maier? La storia e la scoperta di Vivian Maier la dobbiamo tutto a un ragazzo di Chicago che nel 2007 ha deciso di comprare un baule all’asta, per 380 dollari, per una ricerca sulla sua città.
Il giovane John Maloof non ha idea di cosa contenga davvero quel baule: una cassa con centinaia di negativi e di rullini mai sviluppati.
Da queste foto inizia la storia, ricostruita per lo più dallo stesso John.
Scopriamo insieme qualcosa di più sulla vita e sulle opere di Vivian Maier.
Vivian Maier: l’adolescenza
Vivian Maier inizia a fotografare grazie alla passione che le ha trasmesso un’amica della madre, fotografa professionista, da cui la ragazzina e la madre stessa sono ospiti in seguito alla separazione dei genitori.
La giovane fotografa viaggia e trasloca parecchie volte durante la sua crescita e all’incirca a 25 anni torna in Francia, terra natia della madre e luogo in cui ha vissuto per un periodo della sua infanzia, dove nell’attesa di vendere all’asta un terreno di sua proprietà decide di fotografare i propri parenti di quella regione.
Nel 1951 Vivian Maier riparte per New York e con i soldi della vendita in Francia compra una Rolleiflex professionale, per viaggiare poi, macchina al collo, nel Nord America.
I 30 anni di Vivian Maier e l’arrivo a Chicago
A Chicago ci arriva trentenne e lì comincia a lavorare dai Gensburg come bambinaia.
Secondo le testimonianze, quella della bambinaia non è la massima aspirazione di Vivian, ma non sapendo fare altro e con l’amore dimostratole dai bambini, continua a farlo per i successivi quarant’anni.
Dai Gensburg ha un bagno privato, che lei ben presto trasforma in camera oscura.
Nelle sue foto racconta i bambini, le strade, la vita quotidiana dai benestanti agli emarginati, ma anche gli autoritratti, soprattutto nei riflessi con la macchina fotografica in mano.
Tra il 1959 e il 1960 decide di partire da sola per un viaggio di 6 mesi, visitando le Filippine, la Thailandia, l’India, lo Yemen, l’Egitto, l’Italia, per poi concludere il suo viaggio ancora una volta in Francia.
Dopo 17 anni di lavoro presso i Gensburg i bambini sono cresciuti e Vivian deve cambiare famiglia.
In quel periodo cambia anche approccio alla fotografia: smette di scattare con Rolleiflex e di sviluppare i relativi negativi in bianco e nero perpassare alla fotografia a colori con Kodak, Leica, ma non solo.
Quello che di tutto il lavoro della Maier è straordinario, è questo sguardo estremamente moderno ancora oggi, mai scontato, con una consapevolezza inspiegabile da parte dell’autrice.
Normalmente un fotografo cresce nel proprio sguardo e nel proprio linguaggio soprattutto perché in grado di analizzare il proprio lavoro con occhio critico e costruttivo, oltre che per una crescita personale.
Vivian Maier questo percorso l’ha fatto, ma senza spesso vedere le proprie immagini oltre all’istante prima di premere l’otturatore.
Il percorso di crescita dell’autrice è evidente negli anni, sviluppando quelle foto che lei stessa non ha mai visto.
Vivian Maier negli ultimi anni della sua vita ha dei grossi problemi finanziari, di lei si prendono cura i fratelli Gensburg fino alla sua morte, nel 2009.
Nessuno, al momento della morte, è al corrente che alcuni averi della fotografa-bambinaia erano stati messi all’asta, tra cui quel baule che due anni prima era stato acquistato da John Maloof.
La fotografia è anche la storia che ci portiamo nel nostro bagaglio di vita.