Nel precedente articolo ti ho raccontato de “La Marianna del Sessantotto”, adesso è il turno di un altro scatto iconico: “La rincorsa per la libertà”.

Berlino, un giorno qualunque di un anno qualunque, la rincorsa per la libertà.

Il gruppo di turisti s’incamminò lungo BernauerStraße, lasciandosi alle spalle quella strana statua in metallo di un soldato che salta il filo spinato.

L’anziano berlinese, incontrato poco prima, aveva spiegato così appassionatamente la storia di quel giovane in cerca di libertà che i turisti volevano lasciargli una mancia.

Ma lui aveva rifiutato.

In fin dei conti non aveva fatto altro che raccontare un episodio vissuto in prima persona, quando era ancora bambino e si apprestava a superare il confine tra infanzia e adolescenza, nello stesso tempo in cui venivano tracciati altri confini, sulle carte geografiche con la penna, nella realtà con i muri.

Muri, come quello che nel lontano agosto 1961 il governo della Germania Est stava costruendo a Berlino, fra il settore di occupazione sovietico e quello occidentale.

Era un gioco di strategia internazionale, che avrebbe spaccato in due la città per quasi trent’anni, stravolgendo la vita di tante persone.

Già da molto tempo prima molti previdenti berlinesi erano fuggiti da un settore all’altro, poi i sovietici avevano eretto sbarramenti col filo spinato, controllati a vista da guardie armate.

In seguito era stata presa la decisione di costruire il Muro.

Quel 15 agosto, nella parte occidentale di BernauerStraße, c’era una gran folla che urlava contro i muratori al lavoro e i soldati di guardia, gridando le peggiori offese.

L’atmosfera era sempre più tesa, aumentata dall’arrivo di altri manifestanti agitati e vocianti, tutto sembrava sul punto di esplodere, con le polizie di entrambi gli schieramenti pronte a intervenire.

Il vecchio, allora bambino, che abitava nella parte ovest del quartiere, era affascinato da ciò che stava accadendo, anche se non ne comprendeva bene il senso, al contrario dei numerosi fotoreporter e cineoperatori di tutte le nazionalità, pronti a catturare ogni attimo, dettaglio o gesto di quel momento che sarebbe sicuramente passato alla storia.

La rincorsa per la libertà, il momento del salto, conrad Schumann

Ad un tratto due persone catturarono il suo sguardo: una giovane guardia nel settore orientale, forse neanche ventenne, che camminava nervosamente davanti allo sbarramento fumando una sigaretta dietro l’altra; nel fronte opposto, un fotografo che con la fotocamera seguiva i suoi movimenti da oltre un’ora.

Intanto i manifestanti avevano alzato il livello della contestazione e continuavano a urlare qualsiasi cosa, anche contro il giovane soldato, il più vicino; cercando di convincerlo a passare dalla loro parte gridavano ossessivamente: «Komm ‘rüber! – Vieni qui!».

Un tiro di sigaretta. Vieni qui.

Uno sguardo alla folla, quasi in cerca di una decisione da prendere.

Vieni qui. Altro tiro. Vieni qui.

Altro sguardo alla folla, soffermandosi questa volta sulla camionetta della polizia occidentale.

Vieni qui. Vieni qui. Quasi un mantra sempre in crescendo.

Poi, ricorda il vecchio, tutto era precipitato in una manciata di secondi: il soldato aveva preso l’ultima boccata, insieme al mozzicone aveva gettato a terra il fucile e, saltato il filo spinato, era atterrato nel territorio “nemico” di Berlino Ovest.

Subito la camionetta della polizia l’aveva preso in consegna, portandolo al comando di zona tra due ali di folla urlante e festante, felice per aver sottratto un soldato all’avversario.

Conrad Schumann, Peter Liebing

Superato il momento della sorpresa, ai commilitoni del fuggiasco non era rimasto altro da fare che recuperare il fucile da terra, preparandosi alla sicura lavata di testa da parte dei superiori, una volta fatto rapporto.

Intanto i muratori continuavano imperterriti a tirar su mattoni su mattoni.

Il vecchio ricorda ancora l’aria soddisfatta del fotografo, compiaciuto con sé stesso per aver capito per tempo le intenzioni del soldato e soprattutto per non essersi lasciato prendere alla sprovvista, cogliendo l’attimo esatto in cui il giovane soldato saltava il filo spinato.

Nei giorni seguenti le sue foto, insieme a tutto il materiale dei cineoperatori, fecero il giro del mondo, utilizzate dalle potenze occidentali per una campagna di propaganda su larga scala, in cui il giovane soldato si era trovato catapultato all’improvviso, senza averne avuto alcuna intenzione.

Spinto dalla curiosità e dal fatto di essere stato presente, nel corso degli anni il vecchio aveva continuato a seguire tutte le notizie che riguardavano Conrad Schumann, così si chiamava il giovane.

Con grande disappunto, parecchio tempo dopo, aveva letto sui giornali la notizia della sua morte.

Ritornando al presente dal viaggio nei ricordi, il vecchio aveva proseguito su BernauerStraße, ripensando al giovane soldato di allora che, saltando il filo spinato, aveva sperato in un futuro migliore di quello che gli si prospettava nella Germania Orientale.

Invece era stato considerato traditore dai vecchi connazionali, mentre quelli nuovi lo guardavano con sospetto, forse reputandolo una spia nemica.

Addirittura gli stessi familiari avevano interrotto i contatti con lui, anche perché sottoposti a serrati controlli da parte della STASI, la polizia segreta dell’Est.

Dopo anni di emarginazione sociale e familiare, depressione e alcolismo, Conrad fece un ultimo salto impiccandosi ad un albero vicino casa sua.

Statua Conrad Schumann

* * *

Il racconto che avete appena letto è frutto della mia fantasia, traendo spunto però dalla vicenda del giovane Conrad Schumann che nel 1961 si era trovato al centro di una vicenda internazionale solo per il fatto di aver disertato dalla polizia della Germania Orientale.

Le foto scattate quel giorno erano state la sua condanna.

In particolare, quella di Peter Leibing lo aveva fatto conoscere in tutto il mondo: per alcuni era così diventato un eroe, poi subito dimenticato, per altri un traditore.

E comunque nella Germania occidentale “libera” molti diffidavano di lui.

Non era questo che aveva voluto, quel giorno lontano, lui cercava solo un po’ di libertà.

Il 20 giugno 1998, a soli 56 anni, Conrad Schumann si suicidò impiccandosi ad un albero non lontano da casa sua in Baviera.

Nel maggio 2011, la fotografia di Peter Leibing è stata inserita nella “Memory of the World”, programma UNESCO che raccoglie documenti sulla caduta del muro di Berlino.


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