Eccoci giunti ad un nuovo appuntamento con i retroscena degli scatti più iconici: oggi è il turno di Alfred Stieglitz ed il suo “The Steerage“.

Parigi, un giorno qualunque di un anno qualunque.

Il colpo di vento, più forte dei precedenti, fa volare a terra alcuni fogli sciolti, sistemati in una cassetta di legno da uno dei bouquinistes del Lungo Senna.

Chinatosi per raccoglierli, un passante è attratto da una pagina, a prima vista strappata da un vecchio diario.

Scritta in una elegante grafia dei primi del Novecento, non riporta né autore né altre date, se non “giugno 1907” in alto a destra.

«… la navigazione procede spedita, e il transatlantico Kaiser Wilhelm II taglia le onde dell’Atlantico senza nessuno sforzo apparente.

Di questo passo raggiungerà il porto di Bremehaven prima del previsto, anche se io scenderò allo scalo di Cherbourg.

Non per nulla tre anni fa questa meraviglia della tecnica moderna ha vinto il Nastro Azzurro nel viaggio da New York verso l’Europa. …

… Giorni or sono, mentre la nave era in sosta nel porto di Plymouth, ho assistito a una scena che mi ha incuriosito.

Sdraiato su una chaise longue del ponte di prima classe mi beavo della splendida giornata, quando ho notato il particolare atteggiamento di un passeggero, il signor Alfred Stieglitz, un americano conosciuto di persona la sera precedente al tavolo del comandante, al quale eravamo stati entrambi invitati con le rispettive famiglie.

So che svolge la professione di fotografo, anzi è un famoso fotografo, con una galleria d’arte nella Fifth Avenue a New York, che mi è capitato di frequentare alquanto nei miei soggiorni americani, essendo appassionato di queste nuove tecniche di ripresa.

Alfred Stieglitz, dunque, se ne stava appoggiato alla balaustra del ponte di prima classe, sporgendosi ad osservare con attenzione in basso.

Quindi mi sono alzato e sono andato anch’io a guardare, ma senza farmi notare da lui, i due ponti sottostanti di seconda e terza classe.

In quest’ultima viaggiano coloro che non possono permettersi una sistemazione migliore e perciò sono alloggiati nella stiva come fossero bestiame, in totale promiscuità, senza nessuna riservatezza.

Soprattutto per le donne prive di un accompagnatore, una deprecabile condizione di cui ha scritto molto il New York Times, e ampiamente raccontata lo scorso anno da Alfred Steiner nel suo saggio, Sulle tracce dell’immigrato, che ho letto con molto interesse.

Complice il bel tempo, quel giorno i passeggeri di terza erano usciti per respirare finalmente un po’ d’aria pulita nel piano inferiore della timoneria, benché costretti fra una delle ciminiere della nave e la paratia esterna, e sotto una passerella mobile riverniciata da poco.

Sulla destra, una scaletta conduce al ponte di seconda classe, più areato, dove sostavano passeggeri di diversa estrazione sociale, come suggeriva l’abbigliamento meno trascurato degli altri.

C’era addirittura chi indossava un cappello di paglia bianco o una seria bombetta, che spiccavano tra morbide lobbie e berretti d’ogni tipo.

A un primo sguardo non mi sembrava ci fosse nulla di particolare, o di diverso da altri passeggeri che mi è capitato di osservare nei miei viaggi trascorsi, invece l’occhio attento del signor Stieglitz correva svelto da un ponte all’altro, cercando non so bene cosa.

Si spostava a destra e sinistra, ancora in cerca di qualcosa.

All’improvviso si è bloccato come colpito da un’idea, un’illuminazione, o forse da un particolare che risaltava maggiormente.

Ho guardato anch’io nella stessa direzione, mi sono rivolto verso di lui, ma non c’era più, scomparso, svanito.

Auto Graflex Fotocamera Vintage

Ero appena ritornato alla mia chaise longue, pronto a riprendere il mio riposo, quando l’ho visto arrivare di corsa con una grossa scatola rivestita di pelle, una fotocamera Auto Graflex che ho subito riconosciuto per averne viste alcune a Londra e New York.

Tenendo saldo in mano l’apparecchio si è diretto verso la balaustra, ha guardato di nuovo, prima in basso e poi in alto, armeggiando coi comandi, trattenuto il respiro e infine ha scattato una foto.

Una sola.

Dopodiché, come se si fosse liberato di un pensiero, è ritornato lentamente verso il passaggio che conduce alle cabine di prima classe, con la sua fotocamera ben stretta fra le braccia.

Chissà cosa avrà fotografato di così importante, o interessante per lui, da renderlo prima così agitato e dopo così tranquillo.

Forse stava documentando le difficili condizioni di viaggio dei passeggeri di terza classe, forse…

D’altra parte, esclusa quella povera gente del ponte inferiore, sinceramente non molto attraente, non c’era altro che fosse degno d’essere rappresentato in una foto.

Solo le fredde strutture metalliche della nave».

Il passante distoglie gli occhi dal foglio e lo porge gentilmente al bouquiniste, che lo sistema di nuovo nella cassetta di legno tra gli altri vecchi fogli in vendita.

* * *

Il racconto di fantasia che avete appena letto è frutto della mia curiosità, che trae spunto dalla foto intitolata The Steerage.

Alfred Stieglitz Fotografo - Selfportrait

L’immagine fu scattata nel 1907 da Alfred Stieglitz durante un viaggio in nave da New York verso l’Europa.

Viene definita la “prima foto diretta” della storia perché segna un nuovo modo di fare fotografia.

Non più solo una ricerca disperata di soggetti cari alla pittura, nel tentativo di fare accettare la nuova tecnica come arte pittorica, quanto piuttosto un modo diverso di riprodurre la realtà.

Senza elaborazioni o manipolazioni, ma attraverso la ricerca di nuove inquadrature che privilegiano la composizione, i giochi di luce, l’esposizione, le gradazioni di nero.

Stieglitz, infatti, raccontò successivamente di essere stato colpito da alcuni elementi particolari come:

  • Il cappello di paglia
  • Le bretelle bianche incrociate
  • La passerella volante
  • I macchinari rotondi
  • L’albero della nave verso il cielo

Tutti elementi che, nel ristretto spazio del ponte di terza classe, creavano un’armonia di linee e forme, puramente estetica.

Secondo quanto riferì più tardi, Stieglitz aveva compreso subito di aver realizzato “un passo importante nella fotografia”.

Nonostante ciò, attese il 1911 per pubblicare la foto sulla rivista Camera Works, da lui stesso creata e diretta.


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