Dopo gli studi alla Ethical Cultural High, Paul Strand, residente negli Stati Uniti, si interessa e appassiona alla pittura, in particolare al cubismo.

La macchina fotografica entra nella sua vita in maniera significativa dal 1914 e dal suo ingresso nel 1916 a Camera Work.

Camera Work è uno dei periodici di fotografia più famosi al mondo e ad invitare Strand a collaborare è stato Aflred Stieglitz, uno dei fotografi più importanti della scena americana.

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Stieglitz ritiene Strand l’unico fotografo veramente moderno, in grado di vedere la realtà con un occhio nuovo rispetto a quanto fatto in precedenza.

Paul Strand è un fotografo profondamente legato al concetto di realtà

Realtà intesa anche come assenza di ritocco e manipolazione, trovando che la bellezza fosse insita nei soggetti.

Con questo approccio aspira all’essenza delle cose, posando lo sguardo anche su soggetti ritenuti secondari.

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Gli oggetti di uso quotidiano sono parte degli interessi del fotografo, studiarne le forme e il relativo rapporto con la luce, e tutto questo comporta un’esaltazione delle potenzialità del mezzo fotografico.

Non è un approccio romantico quello di Strand, quanto più invece legato all’analisi della realtà per mezzo della fotografia.

È uno di quegli autori pilastro della cosiddetta “fotografia diretta”, interessato all’obiettività del circostante.

Continua a fotografare seguendo questa filosofia con grande interesse nei confronti delle piante, per poi lavorare ad immagini di architettura e paesaggio.

Nel 1930 lavora a delle fotografie in New Mexico il cui tema sono i villaggi fantasma.

Dedica due anni a questo lavoro.

Il Messico resta a lui caro anche per il paesaggio.

Una delle mostre più importanti legate al suo lavoro viene realizzata nel 1945 al MoMa di New York, che riprende tutto il suo percorso.

Dopo poco il fotografo si trasferisce in Europa, in Italia e a Perugia nel 1949 conosce Cesare Zavattini, intellettuale italiano.

Con lui nasce un suo celebre lavoro, ripreso in mano anni dopo da Gianni Berengo Gardin: “Un Paese”.

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Questo lavoro racconta del paese di Luzzara (RE), sfruttando tutto il linguaggio di Strand: a partire dalla fotografia diretta, di paesaggio, fino alla fotografia sociale.

Il risultato è il racconto della vita degli abitanti di Luzzara.

Gli ultimi anni della sua vita li passa in Francia, continuando la sua attività fotografica, posando lo sguardo su paesaggi e persone.


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