Parigi, primi giorni di Dicembre 1899 – La divina Contessa, Pierre Louis Pierson.

Al rientro nel suo appartamento, Pierre-Louis si toglie cappotto e cappello e si lascia cadere nella poltrona davanti alla finestra del salotto, che dà sui tetti della città.

È stanco, ma non di quella stanchezza che si prova dopo un grande sforzo fisico.

È stanco mentalmente, un miscuglio di malinconia e tristezza occupa i suoi pensieri, lasciandolo affaticato nell’anima.

Il fotografo è appena ritornato dal cimitero di Père-Lachaise, dove ha fatto visita alla tomba, semplice e quasi anonima, di Virginia Oldoini.

In vita tutti la conoscevano come “la Contessa di Castiglione”, l’amante dell’imperatore Napoleone III e chissà di quanti altri.

Non aveva fatto in tempo a partecipare al funerale della sua ‘modella speciale’.

P. L. Pierson - Beatrice

Nessun giornale aveva dato la notizia della sua morte avvenuta, solo qualche giorno prima per un ictus, in una modesta casa dagli specchi velati di nero.

Ormai non c’era più nessuna bellezza da ammirare.

Con la contessa era finita per sempre un’epoca per Parigi e per la Francia, forse come il secolo che sarebbe terminato fra pochi giorni.

E si era chiuso anche un intenso periodo della vita di Pierre-Louis iniziato quando, nel 1856, Virginia si era presentata al suo studio fotografico al numero 5 del Boulevard des Capucines, che lui aveva in società con i fratelli Léopold-Ernest e Louis-Frédéric Mayer.

Che quella donna non fosse una cliente qualunque Pierre-Louis se ne era accorto subito da come era entrata, quasi fosse lei la padrona, seguita dalla dama di compagnia.

Aveva esaminato con attenzione tutto lo studio, ingombro di scenari, drappeggi, mobili, oltre che dalle voluminose fotocamere del tempo.

Alla fine aveva deciso che lo studio era adatto per ciò che aveva in mente.

Da quel giorno, e per quasi quarant’anni, Virginia aveva frequentato lo studio fotografico per farsi immortalare nelle pose più bizzarre, con gli abiti più estrosi.

Pierre L. Pierson - La dama di cuori

Spesso si presentava la mattina con gli stessi costumi che aveva indossato la sera prima nelle feste danzanti in qualche casa della nobiltà o dell’alta borghesia.

Altre volte arrivava seguita dai servitori, che portavano abiti sfarzosi, pellicce e gioielli o gli oggetti necessari per la scena che aveva elaborato il giorno prima.

Era lei che decideva tutto, ogni aspetto dell’inquadratura, dall’illuminazione all’angolazione di ripresa.

Sorridendo tra sé, Pierre-Louis ricorda quando i primi tempi, titubante e un po’ infastidito da questo suo comportamento, aveva provato a reagire ed imporsi, ottenendo in cambio una secca risposta:

«Avete voi coscienza di ciò che Dio ha compiuto, per voi, facendovi il collaboratore della più bella creatura che sia esistita dall’inizio del mondo?»

Lasciando intendere che lui era solo un mero esecutore di ordini e rovesciando così il rapporto tra fotografo e modella.

A quelle parole non aveva saputo controbattere e si era assoggettato ai suoi desideri, pronto a fotografarla, alla fine quasi divertito, nelle vesti più svariate:

  • Regina d’Etruria, adornata di vistosi gioielli
  • Dama di Cuori, con una nuvola di veli leggeri
  • Vedova inconsolabile vestita a lutto
  • Semplice pellegrina
Contessa Castiglione- col mantello di ermellino

Tutti personaggi che interpretava nei balli mascherati oppure perché semplicemente la divertivano.

Ricorda anche come Virginia studiasse accuratamente la propria acconciatura, l’atteggiamento da assumere, arrivando anche ad utilizzare degli specchi per creare nuovi effetti.

E non si era neanche scandalizzato quando lei aveva voluto farsi fotografare i piedi e le gambe nude, un soggetto altamente osé per quei tempi, un sogno erotico di tutti gli uomini.

Lei, Virginia, la Castiglione, poteva tutto.

Pierre-Louis Pierson ricordava di averle scattato, in tutti quegli anni, una gran quantità di fotografie, che nessuno aveva mai visto perché stranamente la contessa le teneva per sé.

Per sua volontà ne venne resa pubblica una soltanto, la “Dama di Cuori”, in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi del 1867.

Si era spesso domandato il motivo della sua frenesia di farsi fotografare e, al tempo stesso, di questa riservatezza, senza trovare una risposta.

Forse un forte narcisismo o una strana forma di esibizionismo privato, oppure forse perché, guardata da tutti per mille motivi, desiderava che ad ammirarla fossero solo i suoi occhi, gli unici che non l’avrebbero mai giudicata.

E uno di quegli occhi, per caso, era divenuto il più famoso ritratto che Pierre-Louis le avesse mai scattato.

Un giorno, con fare scherzoso, Virginia aveva preso in mano un piccolo portaritratti ed aveva guardato attraverso la cornice vuota.

Tutta la bellezza del suo viso, nascosto dal portaritratti, si era concentrata in quel solo occhio, caricandolo di uno sguardo misterioso e intrigante.

P. L. Pierson - I piedi

Poi era finito tutto.

Col tempo la bellezza era svanita e così anche il suo favore nelle alte sfere e lei si era ritirata dalla vita pubblica.

Non aveva più frequentato lo studio di Pierre-Louis, e lui non aveva più seguito le sue vicende personali, fino a quando non aveva saputo della morte, a funerali già avvenuti, grazie al conte Robert de Montesquiou, amico della contessa, uno dei pochi che ancora le erano rimasti.

In vita, Parigi e la Francia che contava l’avevano temuta per i suoi legami politici e il potere che gestiva, e la invidiavano per la sua bellezza e per la mancanza di scrupoli, ma poi erano tutti pronti, se e quando potevano, a servirsene per le loro ambizioni.

Ora che era morta potevano tranquillamente dimenticarsi di lei, della “Castiglione”, la contessa degli scandali.

Pierre-Louis Pierson continua a guardare il cielo freddo di Parigi e pensa che invece, per lui che l’aveva conosciuta e fotografata per lungo tempo, Virginia sarebbe rimasta per sempre l’eccentrica, misteriosa e seducente Divina Contessa”, la “modella speciale” che racchiudeva nella stessa persona un’infinità di donne, forse il riflesso della sua anima inquieta.

* * *

Il racconto di fantasia che avete appena letto trae spunto dalla vita della contessa di Castiglione, figura importante dell’Ottocento risorgimentale, che suo cugino, Camillo Benso di Cavour, aveva spinto tra le braccia di Napoleone III per rinsaldare l’alleanza politica e militare tra la Francia e i Savoia.

Virginia Oldoini - come Anna Bolena

Era stata anche agente segreto per i francesi contro i tedeschi e aveva tramato cospirazioni.

Era una donna al corrente di informazioni pericolose che avrebbero fatto saltare numerose teste importanti.

Già quando era in vita la sua casa di La Spezia era stata scassinata e gran parte dei documenti dati alle fiamme.

Alla sua morte, il 28 novembre 1899, l’abitazione in cui risiedeva fu perquisita dai servizi segreti francesi e i documenti distrutti sul posto.

Il resto dei suoi averi andò a lontani cugini, comprese le fotografie di Pierson, vendute in seguito a rigattieri e antiquari.

Fortunatamente, negli anni seguenti, il conte de Montesquiou riuscì a recuperare, scovandole sulle bancarelle di Parigi, ben 433 fotografie delle 450 scattate da Pierson.

Lo stesso de Montesquiou ne utilizzò poi alcune per illustrare la sua biografia della contessa, pubblicata nel 1913 col titolo “La Divine Comtesse” e con la prefazione di Gabriele D’Annunzio.


Se ti è piaciuto questo articolo allora non perderti gli altri della rubrica “una foto, una storia”!

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui