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Il Caffè Fotografico: Intervista ad Emanuele Di Mare

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Continuano le interviste al Caffè Fotografico (il precedente articolo con Valeria Secchi puoi trovarlo qui)!

Emanuele Di Mare

26 anni
Milano
Fotografo di Street Photography e Ritratto

Come è entrata la fotografia nella tua vita?

Ho iniziato con l’idea della fotografia sportiva.

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Poi ho cominciato a guardarmi attorno, esplorando i dintorni di Reggio Emilia e a seguire su Instagram fotografi che si occupavano di street e reportage.

Mi sono avvicinato davvero alla street photography durante un viaggio a Londra, in cui non ero (e non sono tutt’oggi) interessato alla parte turistica, ma sono affascinato dai luoghi nascosti.

La street la trovo più vicina emotivamente rispetto al reportage, la mia attenzione è tutta rivolta alla cura della composizione.

Mi ritaglio spesso dei pomeriggi per me, per uscire a camminare per la città e scattare da solo.

Quali sono gli autori che hanno maggiormente influenzato la tua visione?

Non sono mai stato affezionato ai grandi autori, sono molto interessato a fotografi contemporanei invece.

Potrei dirti Eric Van Nyatten, fotografo di street americano di riferimento per me, mio coetaneo; dei grandi maestri direi Joel Meyerowitz per l’approccio alla street.

Ho per lo più influenze americane per questo tipo di fotografia.

Per quanto riguarda il ritratto invece ho studiato tantissimo le foto di Alessio Albi per il suo approccio alla luce naturale.

Che ruolo pensi ricopra la fotografia nel mondo attuale?

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Credo che al momento sia puramente commerciale.

È sempre molto difficile distaccarsi dalle logiche commerciali o dei social, perdendo di vista quello che invece può fare e può dare la fotografia.

Penso che si stia perdendo le individualità autoriali, creando un appiattimento generale.

Quanto pensi che l’attrezzatura sia importante per realizzare immagini?

Non credo sia importante.

Con cosa scatti è l’ultimo dei problemi, se vuoi fare una bella fotografia la fai con qualsiasi cosa.

Apprezzo moltissimo anche la fotografia con lo smartphone.

Penso che lo strumento con cui scatti debba essere semplicemente funzionale a ciò che devi fare.

Una bella fotografia non si fa con una buona fotocamera, ma con un buon occhio.

Cosa non deve mai mancare nel kit del fotografo?

Nel 2021 direi lo smartphone, è una fotocamera in più sempre con me.

Mi è utile sia per crearmi delle reference, delle sorta di appunti visivi, sia per cominciare ad osservare l’inquadratura, funziona da preview.

E un filtro polarizzatore, che uso molto spesso.

Quali sono i tuoi sogni nel cassetto?

Su tutti andare a New York da solo e rimanere lì almeno un mese, con la macchina fotografica e fare quello che mi sento.

E poi vorrei andare a vedere il deserto, è il concetto stesso di deserto che mi affascina, l’idea di ritrovarmi nel nulla.


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