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Il Caffè Fotografico: Intervista a Valeria Secchi

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Valeria Secchi (qui il suo articolo di storytelling)
31 anni
Berlino
Fotografa di Ritratto e Autoritratto

Come è entrata la fotografia nella tua vita?

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Nel 2013 mi sono laureata in Filosofia e come regalo avevo chiesto una macchina fotografica,
inizialmente spinta dalla necessità di espressione nel video.

Ho deciso di iniziare a studiare prima la fotografia rispetto al video, per comprendere le regole di composizione e la gestione della luce.

Così è nato l’amore per la macchina fotografica, in maniera tutto sommato casuale.

Quali sono gli autori che hanno maggiormente influenzato la tua visione?

Ce ne sono davvero moltissimi, ma per me è stato fondamentale il regista Ingmar Bergman, sia per i contenuti dei suoi lungometraggi, sia per l’uso della fotografia che per la suggestività delle sue opere.

Anche la letteratura ha giocato un ruolo fondamentale nella creazione della mia fotografia, ad esempio “Il Maestro e Margherita” di Michail Bulgakov per il suo racconto della società e “Alice nel Paese delle Meraviglie” di Lewis Carroll per la stratificazione di significati.

Che ruolo pensi ricopra la fotografia nel mondo attuale?

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Viviamo in un periodo di saturazione dell’immagine, alla quale viene forse data troppa responsabilità, specie con i social network.

Vedo anche un depotenziamento della parola scritta.

Ci sono molte ripetizioni di immagini, forse in qualche modo l’immagine si è fatta in parte stile e alfabeto.

Le immagini oggi sono sempre pensate in relazione ad un pubblico, a prescindere dalla dimensione di esso.

Penso che le immagini oggi si ritrovino in un ruolo che non hanno chiesto.

Quanto pensi che l’attrezzatura sia importante per realizzare immagini?

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Non la trovo fondamentale. Un modo per realizzare un’immagine quando si ha un’idea lo si trova sempre.

Se l’idea è forte funziona in ogni caso.

L’attrezzatura può essere un ausilio, ma non penso sia determinante.

Cosa non deve mai mancare nel kit del fotografo?

Le idee, però credo anche nel saper guardare ciò che ci sta intorno e che ci circonda, per saper andare oltre anche alle idee stesse e fare in modo che queste non diventino una sorta di prigione.

Quali sono i tuoi sogni nel cassetto?

È difficile rispondere a questa domanda.

Spero di non interrompere la mia relazione con la macchina fotografica, perchè vorrebbe dire che alcune cose di me si sono spente.


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