L’immagine di cui ci occuperemo oggi, Untitled (Birth), fa parte della serie Beneath the Roses.

Si tratta di un lavoro composto da circa 50 immagini di grande formato realizzate nell’arco di cinque anni tra il 2003 ed il 2008, nel quale Crewdson attraverso uno stile complesso ed originale mette in scena il suo mondo.

Le immagini di Beneath the Roses sono dei microcosmi meticolosamente organizzati nei quali scompare qualsiasi riferimento temporale e l’azione rimane sospesa in un attimo eterno nel quale si diffondono le inquietudini di paesaggi e personaggi.

Untitled (Birth), Beneath the Roses, 2007, Gregory Crewdson

Le fotografie, ambientate in foreste, strade ampie e desolate, anonime periferie ed interni apparentemente ordinari, nascono al termine di un intenso periodo di progettazione e produzione che vede coinvolto un team di cento persone.

Dopo lo scatto le immagini subiscono un importante lavoro di post produzione digitale in cui vengono assemblate porzioni di fotogrammi appartenenti alle lastre impressionate durante lo shooting fino a creare l’immagine perfetta.

In Untitled (Birth), Crewdson, attraverso una ricostruzione attenta e meticolosa degli spazi interamente costruiti in studio, mette in campo tutta la sua maestria tecnica e creativa. 

L’immagine è avvolta dall’oscurità della notte, una luce fredda illumina l’esterno di una gelida giornata invernale, la neve sporca, non più fresca, è accantonata in modo da lasciare libero il passaggio verso l’ingresso di quella che sembra una camera di Motel.

Dalla porta aperta intravediamo il bagno (ispirato a quello di Psycho), anch’esso illuminato in maniera piuttosto fredda, ed una piccola finestra sullo sfondo.

Il punto di ripresa, leggermente laterale e ad altezza dello sguardo, quasi a simulare un indiscreto ed inquietante spettatore, conduce verso quella che è la parte più importante dell’inquadratura.

Backstage Untitled, (Birth), 2007, Gregory Crewdson

Attraverso una grande finestra, vediamo, in un anonimo interno, una donna in camicia da notte seduta sul bordo di un letto matrimoniale con lo sguardo rivolto verso un neonato nudo addormentato, posizionato nella parte opposta del letto.

Potrebbe sembrare, a prima vista, un’ordinaria scena familiare, ma nelle immagini di Crewdson niente è come appare ad un primo sguardo.

A poco a poco l’iperrealismo fotografico, ottenuto con una messa a fuoco totale dell’intera inquadratura, ci fa precipitare in una sensazione di disagio ed il perturbante prende il sopravvento.

Perché la donna si trova da sola in quella stanza?

Perché è triste e sembra fisicamente ed emotivamente distaccata dal bambino?

Ed ancora, perché la porta è aperta e perché è spalancata sul “bagno di Psycho”?

Tutte domande alle quali l’autore non dà risposte perché le immagini di Crewdson non danno risposte, piuttosto evocano domande, sussurrano segreti, segreti difficili da confessare anche a noi stessi, scavano nei pensieri, nelle paure, ci conducono attraverso i meandri più nascosti della psiche umana lasciandoci nudi di fronte all’inafferrabile.

P.S.:

Frame da “Brief Encounter” di Ben Shapiro, 2012

Nel documentario Brief Encounter di Ben Shapiro è possibile vedere una parte della fase di backstage dell’opera ed osservare la meticolosa costruzione della scenografia, lo straordinario lavoro di squadra, il rapporto con i soggetti, il posizionamento delle luci, le difficoltà e gli imprevisti che spesso intervengono a modificare il risultato finale.


Cosa ne pensi dello scatto Untitled (Birth) e dello stile di Gregory Crewdson?

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