Fino alla mia prima lezione in università non avevo mai capito fino a che punto la fotografia fosse un linguaggio, con tutte le caratteristiche che ne conseguono.

Viviamo in un mondo che tanti definiscono “bulimico di immagini”, io non mi spingo a dire tanto, penso che ci stiamo avvicinando a livello globale ad un linguaggio che è agli albori della propria potenza all’interno della vita anche dei “non addetti ai lavori”.

L’immagine è una lingua potentissima e oggi abbiamo gli strumenti per una diffusione che solo 50 anni fa sembrava impossibile.

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La fotografia è un linguaggio che necessita conoscenza

C’è un problema però: se la fotografia è un linguaggio questo necessita conoscenza.

In una enorme quantità di casi succede un po’ come quando eravamo bambini e giocavamo a scrivere: facevamo dei segni sul foglio, che assomigliavano vagamente alla scrittura e fingevamo di leggere quello che avevamo scritto, con anche un certo livello di fierezza.

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Con la fotografia sta succedendo la stessa cosa: molti fanno foto ma non hanno davvero idea di cosa abbiano prodotto.

Quando abbiamo imparato a scrivere poi abbiamo scoperto che quello che abbiamo fatto fino ad un attimo prima era solo un gioco in realtà privo di significato, che quello che differenzia un foglio di aste da quello che avevamo scarabocchiato fino a qualche mese prima è la consapevolezza.

Quando scrivevamo un tema, ognuno aveva il proprio stile, il proprio modo di raccontare e di esprimersi.

In fotografia quasi niente è sbagliato se fatto con cognizione

Lo stesso concetto vale per le immagini, ma con una differenza: in fotografia difficilmente qualcosa è davvero sbagliato se fatto con la giusta cognizione.

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Forse per questo può risultare un linguaggio ancora più complesso della parola, perché nella parola ci sono degli standard che vengono rigidamente rispettati, in fotografia ogni standard può essere rovesciato, rivisto, modificato, o anche abbracciato talvolta, perché no, ma l’unica regola è conoscere con precisione cosa vogliamo comunicare e come vogliamo farlo.

Io sono Erika e già con il primo articolo cercherò di spiegarvi quali sono le basi sulle quali poggia questo straordinario linguaggio.


Erika Pezzoli nasce nel 1995. Si laurea in Fotografia presso IED – Istituto Europeo di Design di Milano nel Luglio del 2017. Successivamente frequenta un Master in Fotogiornalismo presso FPschool a Milano. Si occupa di documentare storie attraverso la macchina fotografica, è molto importante per lei dedicare del tempo alle storie di cui si occupa, approfondire, conoscere le situazioni e soprattutto le persone che sta raccontando. Crea anche dei progetti di ricerca, di diario, ama sperimentare con questo mezzo. Cura la rubrica di Storia della Fotografia sul nostro blog.

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