La fotografia per esistere ha bisogno di tre cose: il tempo, lo spazio e la luce.

Questi sono i codici fondativi della fotografia, sono le condizioni che devono verificarsi contemporaneamente alla presenza del fotografo.

Tempo

All’interno dell’immagine troviamo tre tipi di Tempo:

  • Presente: l’istante in cui è accaduto ciò che è stato fotografato. Questo istante in quanto cristallizzato nell’immagine, potenzialmente si espande all’infinito
  • Passato: tutto quello che viene fotografato appartiene ad un tempo passato, finito. Si tratta sempre di qualcosa di concluso. Ogni fotografia successiva, anche di una raffica, rende impossibile la precedente in quanto appartenente al passato
  • Futuro: tutte le immagini vengono scattate per essere riviste in futuro. Esso è parte della natura dell’immagine

Tutti questi Tempi creano un infinito tempo presente, che esiste nell’esperienza dell’osservatore, ovvero quando qualcuno guarda una fotografia a prescindere della data di nascita della stessa.

La macchina fotografica non ha però alcuna memoria, essa è il mezzo per realizzare un oggetto (l’immagine) che genera memoria.

Spesso vivendo un’esperienza forte si generano immagini pessime perché si commette l’errore di pensare che l’esperienza stessa sia talmente chiara da essere inequivocabile e univoca. Il risultato è invece la creazione di immagini senza voce, se non si dedica loro la necessaria attenzione.

Spazio

Lo Spazio deve avere una propria fisicità per essere fotografato, su questo non c’è dubbio.

L’operazione davvero interessante è però quella di far rifletter su questa fisicità la nostra intimità, le nostre sensazioni, i nostri pensieri, rendendolo così uno spazio simbolico.

Per questa ragione lo spazio fotografico, ossia quello che sta all’interno del frame, ha necessità di essere letto e interpretato: è lui la soglia che unisce lo spazio fisico a quello interiore. Scattare una fotografia è sempre una forma di scambio.

Ogni fotografo vive su questa soglia necessariamente, in maniera più o meno consapevole.

La macchina fotografica è inoltre il mezzo che abbiamo scelto per trasformare uno spazio tridimensionale, che può essere osservato fisicamente da più punti di vista, in uno spazio bidimensionale, dove obblighiamo l’osservatore a vedere il mondo dal punto di vista che abbiamo scelto.

Luce

La luce è sempre il vero soggetto delle immagini. Se la luce non è corretta rispetto a quello che vogliamo comunicare, la fotografia irrimediabilmente non funziona.

A livello fisico quello che siamo in grado di vedere (semplificando) è la luce che il soggetto non è in grado di assorbire e viene riflessa. Ironicamente potremmo dire, e in un certo senso sarebbe anche corretto, che noi vediamo solo immagini riflesse della realtà.

Ciò che per noi è fare una Fotografia non è che l’esperienza della somma di questi tre elementi contemporaneamente, mentre abbiamo la fotocamera davanti al viso. Ironicamente, ipotizzando di guardare nel mirino con un occhio mentre teniamo l’altro chiuso, quando premiamo l’otturatore siamo ciechi per il tempo dello scatto.


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1 commento

  1. Forse sarebbe più corretto dire che la fotografia è uno strumento espressivo come può esserlo la scrittura, la pittura, la musica, la danza o qualsiasi estrinsecazione comunicativa che cerca di mediare un’emozione. Sulle componenti che entrano nella composizione dell’immagine la sua analisi è un buon punto di vista, ma non penso sia il solo. Vi è una sua affermazione che mi sento di condividere e che chi fotografa propone attraverso la propria sensibilità una lettura di ciò che ritrae e che quindi in qualsiasi immagine, anche la più asettica o documentaristica, vi è una mediazione culturale. Saluti Marcello

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