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A-Focus, Interviste ai nostri lettori: Piero Del Governatore

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Eccoci qui con Piero Del Governatore, nato a Roseto Degli Abruzzi (TE) il 26-2-1946 che si racconta per A-Focus, Interviste ai nostri lettori.

Vecchio direte, si, vecchio di anni e di mestiere, con 60 anni di lavoro alle spalle e 100 anni di storia dell’azienda di famiglia.

Tre fratelli nella stessa azienda.

Quando si è la terza generazione di una famiglia di fotografi, è difficile resistere alla tentazione di non cimentarsi nello stesso mestiere.

Il nonno Orlando, grande ebanista intagliatore, torna dagli Stati Uniti nel 1920 con una splendida attrezzatura fotografica, sua passione, e ne fa un lavoro aggiunto da svolgere nei giorni di sabato e domenica, quando la popolazione vestita a festa coglieva l’occasione per una foto in studio.

Studio sito al terzo piano della casa di famiglia con lucernario a nord per pose a luce naturale, annesso salottino di attesa e camera oscura con ingegnoso sistema per far funzionare un ingranditore con luce solare.

Italcolor-2004-fotografia-arredamento

Da ricordare che il lavoro di ebanista era sempre il lavoro principale.

Nostro padre Italo cresce in questa atmosfera dividendosi tra scuola d’arte, falegnameria e camera oscura.

Una malattia ai polmoni lo costringe a lasciare con enorme rammarico la falegnameria, e viene mandato a Roma presso il prestigioso studio fotografico Bragaglia come assistente osservatore.

Siamo a fine anni 20 e il nonno pagava 1 lira a settimana per permettere al giovane di poter osservare il maestro all’opera.

La scuola aveva però sortito il suo effetto.

Nel 1938 dallo Studio Fotografico Orlando e Figlio, nasce Foto Italo.

Il genio, l’estro, l’innovazione, le nuove tecniche, lo studio metodico di chimica, illuminotecnica e ricerca continua pongono il giovane Italo ai vertici dalla fotografia abruzzese con incarichi prestigiosi come fotografo ufficiale dell’ENIT.

La seconda guerra mondiale, frena momentaneamente l’attività.

1946, ritorno a Roseto, l’attività riprende, Italo ormai è diventato, oltre a un famoso ritrattista, anche un paesaggista ricercato, pregevoli sono le foto dei maggiori monumenti regionali.

Grande sperimentatore, leicista da sempre, (famose sono le sfide lanciate ai detrattori del piccolo formato con ingrandimenti impossibili senza grana).

L’avvento del flash elettronico nel 1948 gli permette reportage notturni impensabili fino ad allora.

Grandi collaboratori lo accompagnano, stampatori eccezionali e ritoccatori di negativi e positivi di rara fattura, ed erano proprio quelli che facevano la fortuna e la fama di un fotografo.

1958, primo laboratorio per stampa a colori (l’ingranditore elettronico a valvole della IFF prodotto per la Ferrania portava di serie il numero 3).

Piero del Governatore - Italcolor -2001

Spinto da amici falegnami industriali nasce la prima sala di posa sufficientemente ampia per fotografare mobili nel 1960, che viene successivamente ampliata nel 1965.

Flash Braun ed Elmed 5000 sono la prima dotazione, potenze enormi per l’epoca.

In questo periodo Italo cerca di coinvolgere noi figli.

Questo è l’ambiente in cui siamo cresciuti.

L’odore dei rivelatori, dell’iposolfito, il rumore delle taglierine frastagliatrici ti entrano dentro, entrano a far parte di te e il tuo mondo non può essere che quello.

Diploma di geometra e di ottico conseguito ad Arcetri (Fi) completano gli studi, ma la scuola di fotografia è in casa.

Roseto purtroppo è un piccolo centro, si lavora prevalentemente d’estate, bisogna allargare gli orizzonti, qualche industria comincia a farsi vedere e soprattutto aumentano nei dintorni le fabbriche di mobili.

La sala di posa pur sufficientemente ampia non basta più.

Con Italcolor viene realizzata la sala di posa con annesso laboratorio fotografico tra le più grandi d’Italia di oltre 800 metri quadri, nel 1967.

Inizia il nostro lavoro di giovani fotografi.

Parco luci sospeso su rotaie che attraversano tutto lo studio fornito dalla ditta Bigagli di Firenze. Avveniristico.

Luci continue di produzione cinematografica.

Italcolor-studio-primi-anni-80

Gavetta dura, parlo al plurale per la semplice ragione che tra negozio foto ottica, laboratorio e lavoro industriale siamo ormai in 15.

Lavoro espressamente manuale voluto dal fondatore per la massima qualità, tra cui 4 ragazze tra le più intelligenti e capaci mai avute come collaboratrici.

La gavetta la fai sul campo, si fotografa di tutto, istantanee, compleanni, primi matrimoni, foto in spiaggia, si fa assistenza in studio spostando, spolverando stativi e proiettori.

Soprattutto osservando e assorbendo come spugna tutto quello che ti porta ad assimilare quello che altri hanno maturato in anni di lavoro.

Eppure ero stato ufficiale di complemento dell’esercito con compiti di comando, ma c’è bisogno di cominciare da capo con umiltà; c’è gente molto più brava di te nel mestiere.

La scuola è servita tanto, chimica, fisica, il parlare bene, economia, ottica tutto concorre a formare una personalità.

Nel 1970 divento titolare insieme agli altri fratelli della ditta Italcolor andata avanti fino al 2015 data della chiusura della stessa per motivi strettamente personali e gravi.

Rimane solo un settore, portato avanti dalla quarta generazione che ha potuto festeggiare i 100 anni di attività continuata, con un archivio fotografico di circa 2.000.000 di negativi e centinaia di migliaia di file digitali degli ultimi 25 anni di attività.

Sicuramente vi ho annoiato, ma ora veniamo alla nostra intervista.

Qual è il tuo genere fotografico preferito?

Non si può parlare di genere fotografico preferito per la semplice ragione che la fotografia o la ami o non la scegli come lavoro.

Ho affrontato tutti i generi, in studio e fuori, perché quando devi mangiare non puoi fare lo schizzinoso e soprattutto quando hai collaboratori che aspettano il materiale che riporti per far andare le macchine.

Mi sono sempre piaciute le sfide e nel campo della fotografia di arredamento, le sfide da affrontare sono tante.

Mi sono trovato a gestire fino a 100.000 chilowatt luce e più di 40 punti luce in ambienti estremamente complessi e grandi (vedi esempi allegati) che magari hanno richiesto anche 3 giorni di preparazione.

Ma confesso che almeno una volta l’anno l’ho dedicato a foto di ricerca personale con estrema soddisfazione e piacere. (foto che in pochissimi hanno visto)

Devono piacere solo a me.

Fotografo AFIP dal 1980 a oltre il 2005.

La sfida più grande, e sogno di Italo fondatore dell’azienda, è stato quello di portare a Roseto le maggiori industrie d’arredamento e complementi d’arredo del centro sud, spaziando dalle Marche al Lazio, tante le ditte di Roma e dintorni, dalle Puglie fino alla Sicilia con Abruzzi in testa.

E questa, lo possiamo dire con orgoglio, è stata sfida vinta.

Qual è il tuo primo ricordo legato alla fotografia?

Il primo ricordo personale, pur vivendo immerso nella fotografia, è stata l’occasione della classica vacanza estiva di qualche giorno.

Una macchina fotografica Kodak in bachelite, formato 127 /3×4.

Conservo ancora gelosamente le prime foto, dopo i complimenti ricevuti.

Poi ne sono venuti tantissimi, una per tutte, a 12 anni l’uso della Leica per la prima volta.

C’è un’artista a cui ti ispiri o che ritieni fondamentale nel tuo percorso?

Inutile dire che l’artista che ha guidato tutta la mia vita di artigiano della fotografia è stato nostro padre e a cui era impossibile non ispirarsi.

Però si può fare altro, scegliendo tra i tanti argomenti diversi e solo così si può far emergere la propria personalità.

Una serie di calendari di gran pregio in grande formato per 20 anni hanno reso omaggio a Italo dopo la sua scomparsa.

Qual è la fotografia iconica che vorresti aver realizzato tu?

Vedi esempio “Trittico abruzzese” del 1938, capolavoro assoluto per composizione, sfruttamento occasione presentatasi, scelta della luce e colpo d’occhio.

Per anni simbolo dell’Abruzzo “Monumenti, Pesca, Pastorizia”.

Trittico-abruzzese-monumenti-pesca-pastorizia

Parlaci del tuo scatto che ti ha dato maggiore soddisfazione

Non si può parlare dello scatto di maggior soddisfazione, sarebbe come se a una mamma si chiedesse il figlio preferito.

Certo ci sono foto che come diceva un noto regista, sono “foto alimentari” e altre più gradite.

Se devo dare delle preferenze due in particolar modo, la prima è stata quando un artista del calibro di “Silvan” nel nostro studio per una campagna pubblicitaria, mi ha chiesto se avessi avuto piacere di fotografarlo per un suo personale manifesto.

La seconda quando ho ricevuto la richiesta di un servizio fotografico matrimoniale negli Stati Uniti, da una coppia che aveva visto lì nostre foto ma che non conoscevo.

Servizio effettuato nel 2001 con grande successo.

Parlaci un po’ della tua attrezzatura!

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Ho fotografato in studio con banchi ottici: 3 Sinar (norma, p, p2 nei tre formati principali 10×12-13×18-20×25 più riduttore di formato 5x7cm), 15 obiettivi per coprire tutti formati sia Rodenstok che Schneider + una Fatif a cui sono affezionatissimo essendo la prima, medio formato Hasselblad, Rollei serie 6006-6008 con ottiche relative, Fuji 6×7.

Abbiamo usato per anni macchine Pentax 24×36 e macchine Canon serie Eos complete di tutto.

Per il digitale era ovvio riprovare le stesse marche, rinnovando comunque il parco macchine con Canon D, fino alla Canon 5DS R da 50 mega.

Sette camere oscure hanno permesso di lavorare il B/N e il colore con ingranditori semiautomatici per un lavoro manuale di estrema precisione.

Anche qui si va dal 10×12 al 13×18, mentre per il lavoro amatoriale gestito dal negozio 2 stampatrici della Polielettronica hanno soddisfatto il lavoro giornaliero.

Sviluppatrici Hope a rulli per lo sviluppo automatico di negativo colore, dia, e carta.

Sia il teatro di posa che il laboratorio pur essendo fermo, non è stato toccato e viene utilizzato, in tono ridotto da 5 anni per ricevere studenti del “Liceo Saffo di Roseto” per corsi di alternanza scuola lavoro.

Attualmente visitabile.

Naturalmente l’avvento del digitale ha rivoluzionato il tutto e tre stazioni di computer hanno praticamente sostituito il resto.

Che consiglio daresti a chi si affaccia oggi per la prima volta al mondo della fotografia?

Nelle scuole dove sono invitato a tenere corsi, dopo brevi cenni di tecnica fotografica metto subito in mano le macchine e dopo breve presa di conoscenza (c’è gente che non ha mai visto una macchina) invito a fotografare subito in automatico concentrandosi sul tema scelto e imparando ad osservare più che vedere quella porzione di realtà.

Dopo pochissime lezioni con visione e discussione di quello che si è fatto, i risultati sono veramente incredibili.

Già 4 mostre a tema organizzate nelle stesse scuole hanno reso validissimo il sistema.

Chi vuole iniziare questo lavoro deve solo avere pazienza, studiare di tutto e di più, la cultura aiuta tanto, non fare voli pindarici, non farsi abbacinare da discorsi filosofici sterili, studiare i grandi fotografi e rendersi conto di quanto è difficile arrivare se non con costanza, dedizione e sacrifici (Salgado insegna).

Molta umiltà da veramente il senso a questo lavoro, non disprezzare mai il lavoro di altri, parla poco e mostra quello che sai fare.

Il rispetto e la stima dei colleghi valgono più di ogni premio che si possa raggiungere.

La fotografia oggi è forse la professione che dà maggiori possibilità di lavoro.

Non c’è professione o industria che non utilizzi immagini, basta guardarsi intorno, e scegliere il da farsi.

Quali sono i tuoi sogni nel cassetto o progetti che vorresti realizzare?

Sogni? Non ne ho più tanti.

Nella tesi di laurea conseguita a 71 anni, che aveva come argomento il ruolo degli anziani, avevo espresso il desiderio di trasmettere, per quanto possibile, l’esperienza acquisita in anni di lavoro, in modo gratuito.

L’esperienza non si compra, la si può solo regalare e la si deve regalare.

Ricordate all’inizio di questa lettera nostro nonno che pagava per permettere al figlio di osservare il famoso fotografo romano? Ecco.

E’ difficile condensare un vita e raccontarla in uno scritto anche abbastanza lungo, è difficile scegliere foto che possano rappresentare 100 anni di lavoro, il percorso fatto, il sudore profuso, le delusioni, le soddisfazioni, le fregature prese soprattutto da chi non ti aspettavi e soprattutto rendersi conto che una parte di quello che hai fatto e imparato non serve più, che un mondo è cambiato e che ogni tanto esce il saccente di turno che ti fa vedere una foto che di foto non ha più nulla e che un programma ha cambiato in modo tale che non distingui più se è disegno o altro ma magari piace al profano.

Forse quello che si è fatto per produrre immagini il più fedele possibile al reale non è servito a molto, anche se faccio notare che un mobile in noce se in foto lo si rende più rosso non è più noce ma ciliegio, forse non importa più ma quello che più conta è essere certo che una vita di lavoro non è trascorsa invano, hai regalato momenti di vita fermata su un pezzo di carta anche se ha perso colore, ma sono emozioni, che come ha detto qualcuno tanti anni fa “ hai fermato un momento di eternità e lo hai donato al mondo”.


Sei un fotografo, professionista, aspirante o amatoriale, e vorresti essere il protagonista della prossima intervista?

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