In questo nuovo articolo di Storytelling parliamo di: “Performer a casa mia”, progetto fotografico di Valeria Secchi nato durante il periodo di lockdown.
Ogni immagine declina diversamente il rapporto dell’individuo con la dimensione domestica: luogo di isolamento e protezione, la casa assume i panni del sostituto di un al di fuori proibito, diventando ora palcoscenico, monastero, ufficio e supermercato a seconda delle esigenze del personaggio che abita lo spazio.
Le mura domestiche ospitano dunque fantasie, proiezioni di assenze, come le amicizie lontane nell’immagine Group photo with imaginary Friends or I miss my friends so I did this simile per formato alla classica fotografia scolastica di fine anno,

ma anche un desiderio di fuga, da se stessi e dal presente, come in I thought I could run away from myself but I was wrong dove una donna, colta nel tentativo di evasione, rimane impigliata dai lacci delle scarpe cadendo a terra, sconfitta.

Il catalogo di soggetti presentati in questo progetto è eterogeneo, ogni fotografia interpreta una reazione diversa alla condizione di isolamento.
C’è chi, ironicamente, fa di necessità virtù come in How I tan dove una figura femminile prende il sole con una lampada al led, chi, annoiato, sperimenta e gioca con il proprio volto come in Playing with my eyebrows because I’m booooored…
How I tan Playing with my eyebrows because I’m booooored
ma c’è anche chi non sopporta più di stare alle prese con se stesso e grida la sua insofferenza come nell’immagine Mi sto sul cazzo.

“Performer a casa mia” vuole comprendere e reinterpretare un modus vivendi proprio della pandemia
tratteggiando i lineamenti di un nuovo soggetto la cui unica finestra sul mondo è quella virtuale.
LIDL My year in one shoot
È in questa finestra che si determina l’istanza performativa: la casa è qui insieme intimità e spettacolo, il soggetto persona e performer.
Da qui il titolo del progetto: “Performer a casa mia” allude, infatti, ad una soggettività spettacolarizzata, costretta a mostrarsi mentre performa e produce, pena l’esclusione da una maggioranza.


Valeria Secchi nasce nel 1990 a Sassari.
Dopo la laurea in Filosofia conseguita all’Università di Sassari, Valeria decide di frequentare l’Accademia di Belle Arti Sironi dove inizia il suo percorso artistico.
La ricerca di Valeria si concentra sulle possibili declinazioni del rapporto soggetto – oggetto nella società dei consumi, con particolare attenzione ai social media.
Nel 2020 Valeria si trasferisce a Berlino dove frequenta il Berlin Art Institute, scuola d’arte internazionale dove ha la possibilità di conoscere la scena artistica berlinese.