Il 5 giugno 1968, Sirhan B. Sirhan, nei locali dell’Hotel Ambassador di Los Angeles, esplode otto colpi di pistola contro Robert Francis Kennedy, appena uscito vincitore dalle primarie del Partito Democratico in California.
Il senatore morirà il giorno seguente portando con sé la speranza di cambiamento di gran parte del popolo americano.
Due giorni più tardi, al termine del funerale celebrato a New York, il feretro viene trasportato in treno a Washington per essere seppellito vicino al fratello John, assassinato solo cinque anni prima, sepolto al cimitero nazionale di Arlington.
Paul Fusco, fotografo per Look Magazine, viene chiamato dal direttore della rivista a documentare lo storico evento.
I servizi segreti gli assegnano un posto sul treno dal quale, però, intimano non è concesso muoversi.
Il feretro del senatore, sistemato su delle sedie di velluto perché fosse visibile dall’esterno, inizia il lento viaggio verso il cimitero.
A Fusco serviva un’idea per portare a casa il lavoro, in una situazione non facile da gestire.
Ad un tratto l’idea si materializzò.
Lungo i binari, in silenziosa attesa, c’erano migliaia di persone di ogni età, ceto sociale, etnia a rendere omaggio all’uomo politico che aveva fatto di nuovo sognare l’America.
Paul Fusco abbassa il finestrino e inizia a scattare!
Nelle otto ore di viaggio, realizza quasi 2000 scatti ritraendo un popolo sgomento, composto e silenzioso, rimasto per ore in attesa, al caldo, per porgere l’estremo saluto a Robert Kennedy.
Nelle immagini si vedono piccole comunità multietniche appostate sui binari, famiglie intere in attesa davanti alle proprie abitazioni, giovani coppie, donne, suore, uomini che fanno il saluto militare, bambini con cartelli di saluto, anziani seduti in attesa del passaggio del treno.
Un gigantesco ritratto collettivo del popolo americano unito e commosso in un giorno di profondo lutto.
Le immagini man mano che cala il giorno diventano sempre meno definite a causa della progressiva mancanza di luce e dell’utilizzo di una pellicola Kodachrome lenta, come dice lo stesso Fusco.
Tutto ciò, però, non fa altro che dare ancora più forza al reportage che diventa, in questa sua progressiva indefinitezza del paesaggio e dei volti, sinonimo della fine e del suo dissolversi sulla linea del tempo.
Il lavoro, nonostante la sua straordinarietà, non ebbe fortuna.
Il Look Magazine, prima di chiudere definitivamente tre anni dopo, pubblicò una sola immagine dal momento che Life lo aveva preceduto con un servizio sui funerali.
Il fotografo ad ogni ricorrenza utile, per trenta lunghi anni, ha proposto la pubblicazione a varie riviste, fino a quando nel 1998 una giovane photo editor della Magnum, agenzia della quale Fusco era membro effettivo dal 1974, chiamò la redazione del George Magazine, un mensile di proprietà di John John Kennedy, ottenendo la pubblicazione del lavoro.
A questa prima pubblicazione segue una mostra in Europa e la stampa del primo volume, poi una seconda pubblicazione nel 2000 che avrà distribuzione in tutto il mondo e più tardi un’altra edizione contenente 70 immagini inedite tratte dall’archivio di Look Magazine.
Fusco chiede che le immagini siano stampate solo sul lato destro in modo che i lettori non debbano muovere la testa e possano guardare le immagini scorrere come se fossero affacciati al finestrino del treno.
Paul Fusco – Opere
Paul Fusco nasce a Leominster nel 1930 e si spegne a San Anselmo 90 anni dopo.
Prima di laurearsi in fotogiornalismo alla Ohio University nel 1957, fa parte dei corpi di comunicazione dell’esercito americano in Corea tra il 1951 ed il 1953.
Due anni dopo la fine della lunga collaborazione con Look Magazine, a causa della chiusura della rivista, entra a far parte dell’agenzia Magnum, divenendone membro effettivo nel 1974.
Tra i suoi lavori più importanti:
- Chernobyl Legacy, un reportage, in bianco e nero, crudo e doloroso sulle conseguenze del disastro nucleare nel quale è visibile tutta la sofferenza di generazioni di bambini nati con deformazioni fisiche e genetiche o malati di cancro;
- AIDS at the Ambassador Hotel, San Francisco, un lavoro degli anni ‘90 in cui il fotografo è testimone della quotidianità in un albergo rifugio per i malati di HIV, assistiti dal personale e da volontari;
- Bitter Fruit (Frutto Amaro) un reportage iniziato nel 2003, in cui il fotografo racconta i funerali degli oltre 1.800 soldati americani caduti nella guerra in Iraq, viaggiando in un’America di provincia lontanissima dalla rappresentazione patinata e vincente a cui siamo abituati;
Paul Fusco, con il suo sguardo senza filtri, a volte duro, disturbante, ma necessario, è stato uno dei testimoni più attenti delle tragedie del contemporaneo.
Ha documentato in maniera vera e diretta la sofferenza degli esseri umani ed i crimini di cui sono capaci, fino alla fine della sua carriera.
Conoscevi già il fotografo Paul Fusco? Cosa ne pensi?
Se ti sei perso gli altri articoli della rubrica “I grandi fotografi contemporanei”, recuperali cliccando qui sotto!