In questo nuovo articolo di Storytelling ti parlo della Tempesta di Vaia del 2018.

Vaia, la tempesta 29 ottobre 2018 è stata la più grande per forza ed estensione, tra quelle che hanno colpito l’Italia negli ultimi cento anni, devastando una vasta area boschiva del nord-est italiano.

A livello europeo però non è una novità, se ne registrano mediamente due all’anno di entità simile.

Questi eventi hanno come innesco lo scontro di masse d’aria calda e fredda, che provocano un violento e repentino abbassamento della pressione atmosferica.

Questo genera dei venti locali, i cui effetti variano in base a diversi fattori, tra cui il suolo che incontrano al loro passaggio.

Grafico raffigurante la pressione atmosferica (linea grigia) e velocità del vento (linea blu) nelle 24 ore del 29 Ottobre 2018 presso la stazione meteorologica di Passo Rolle (TN).

Con un vento come in questo caso a 200km/h non c’è speranza per nessun albero.

È quello che è successo 150.000mq di alberi abbattuti dalla forza della tempesta, per un gran numero di abete rosso, della foresta della Val di Fiemme, in Trentino-Alto Adige.

L’abete rosso è una pianta particolarmente sensibile al vento, che in quell’occasione è arrivato da sud-sud est, quando le foreste di quella valle sono naturalmente predisposte per resistere al vento da nord.

Le piante che non sono state abbattute dalla forza del vento sono per lo più larici, piccoli abeti rossi e abeti rossi più grandi che però avevano rami con relativi aghi lungo tutto il fusto.

Questi eventi vissuti dall’Uomo come eventi catastrofici sono però eventi del tutto naturali e relativamente ciclici.

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Foresta distrutta di Passo Lavazè (TN).

Nel 1966 una tempesta simile aveva interessato delle aree in alcuni casi sovrapponibili a quella in questione.

Non è chiaro quanto e se i cambiamenti climatici stiano influenzando questi fenomeni

È chiara da subito però la necessità di agire e in fretta. La Comunità di Fiemme e l’ente del Demanio di Paneveggio si ritrovano a dover decidere in pochissimo tempo come gestire il materiale a terra.

La scelta ricade sull’opzione di recuperare tutto il legno possibile.

Lasciarlo a terra infatti rischia di creare l’habitat perfetto per un parassita, il bostrico, in grado di attaccare anche piante sane e procurarne la caduta, portando a nuove aree di schianti non auspicabili.

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Piante abbattute a cui vengono tolti i rami e segate a lunghezze regolari nel cantiere forestale nelle foreste sopra Predazzo (TN).

Per questa operazione sono state coinvolte ditte boschive anche estere, poiché le risorse interne della valle non sarebbero bastate a svolgere il lavoro nei tempi utili per poter utilizzare il legno.

I tempi previsti per il recupero di tutte le aree raggiungibili del legname sono di 3/4 anni.

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Lavori in corso sulla strada per Passo Lavazè (TN).

Uno dei problemi per la rinnovazione del bosco è dato dal cervo: questi animali si cibano volentieri di giovanissime piante e se sommiamo questo fattore alla sovrappopolazione di questa specie il quadro generale è di un probabile rallentamento della ripresa della foresta.

I danni però non sono solo a livello naturale

Le zone montane basano una parte della loro economia sulla vendita di legname, nel caso della Val di Fiemme e in particolare della Foresta di Paneveggio parliamo anche di legname molto pregiato, come l’abete da risonanza.

Quello che in una sola notte è caduto a terra nei boschi equivale al materiale che sarebbe stato tagliato in più di cinque anni.

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Foresta di Lavazè (TN).

Questo significa che per le segherie locali si parla di un aumento in maniera sensibile dei turni di lavoro e della necessità di assunzione di personale per coprirli.

Non solo, servono anche nuovi piazzali e un ampliamento di quelli esistenti per lo stoccaggio del legname.

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Segheria della Magnifica Comunità di Fiemme, Ziano di Fiemme (TN).

All’aumentare dell’offerta cala, per le leggi del mercato, il prezzo del materiale: a gennaio 2019 si registra un -30% del prezzo del legno.

Questo rappresenta un danno economico non solo limitato alla diminuzione dell’incasso, ma anche all’aumento dei costi, poiché le ditte boschive sono costrette a lavorare a ritmo ridotto a causa delle zone di lavoro più pericolose rispetto ad una situazione ordinaria, i costi delle segherie che devono gestire un aumento di produzione del 50% e la perdita di tutte le piante che sono state spezzate dal vento.

Se una pianta viene sradicata il legno è utilizzabile, se viene spezzata invece il legno al suo interno si rovina e non può più essere utilizzato per intero

Diventa così per lo più truciolato, ovviamente con incassi ridotti all’osso.

Per aiutare le foreste a rinnovarsi esiste un vivaio con la maggior parte delle specie di piante presenti in queste aree.

I piccoli abeti, larici, pini passano qui i primi anni della loro vita, per poi essere inseriti nel bosco.

La foresta che è stata abbattuta aveva cento anni. Sarà necessario aspettarne altri cento per vederla come l’ha vista chi era lì il 28 ottobre 2018, il giorno prima della tempesta Vaia.

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Vivaio di Solaiolo (TN)

Fallen: scopri qui il progetto completo della tempesta di Vaia del 29 ottobre 2018 


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