“Federico Fellini, Andy Warhol e Gesù,
ognuno a modo suo ha cambiato la mia vita”.

Surreale, onirica, glamour, ironica, kitsch: sono tanti gli aggettivi usati per descrivere l’opera di David LaChapelle.

Eppure nessuno di questi, neanche la loro somma riesce ad identificare e descrivere la potente opera di questo artista poliedrico ed estroso.

Nato in Connecticut nel 1963, David, ha sempre saputo di voler fare l’artista.

Insofferente agli studi e vittima di bullismo, abbandona la scuola a 15 anni e si trasferisce a New York.

Due anni dopo, spinto dalle insistenze del padre, inizia a frequentare una scuola d’arte in North Carolina nella quale segue corsi di disegno, pittura e fotografia.

The Holy Family with St. Francis, 2019

Nel 1984 espone i suoi primi lavori nella Galleria 303 di New York.

La mostra aprirà al giovane artista le porte del mondo dell’arte conducendolo alla collaborazione per la prestigiosa rivista “Interview” creata, tra gli altri, da Andy Warhol.

Le sue immagini spettacolari, ricche di colore, appariscenti, conquistano il pubblico e per circa 20 anni David LaChapelle costruisce la sua carriera lavorando su committenza per i più importanti magazine di settore e ritraendo molti dei personaggi più importanti dello star system internazionale i quali accettano di posare affidandosi completamente alle sue scelte stilistiche.

In realtà, il fotografo ha dichiarato in varie interviste di non esser mai stato alla ricerca di uno stile preciso ma di realizzare semplicemente le immagini che desidera usando i colori che gli piacciono, senza nessun intento di perseguire una riconoscibilità stilistica.

Dopo due decenni di lavoro ininterrotto e una carriera che lo ha portato alla fama internazionale, LaChapelle, sente di non aver più niente da dire alla fotografia e, all’apice della sua carriera, decide di lasciare quel mondo e realizzare uno dei suoi sogni d’infanzia: vivere in una casa nel bosco.

Si trasferisce alle Hawaii e a Maui costruisce una fattoria immersa nella natura.

David LaChapelle: The Deluge

David LaChapelle - Deluge, 2006

Evidentemente, però, il suo cammino artistico non si è ancora concluso.

Rafael Jablonka, un famoso gallerista, raggiunge telefonicamente David e gli chiede di esporre per il suo spazio.

L’artista, sorpreso ed entusiasta accetta e dopo poche settimane, avendo intenzione di realizzare delle immagini aventi come tema centrale il Diluvio, si reca a Roma per una visita privata alla Cappella Sistina.

L’impatto con la grande opera di Michelangelo è emozionante ed intenso.

Una grande fonte di ispirazione per l’artista che, in diverse opere, fa riferimento alla pittura classica italiana.

Nella fotografia, lunga 7 metri, LaChapelle rappresenta un Diluvio in chiave contemporanea, nel quale, oltre ai corpi travolti dall’acqua, si riconoscono:

  • Le rovine del Cesar Palace, un noto casinò di Las Vegas
  • Le insegne di Gucci e di Burger King
  • Un carrello della spesa e un’automobile quasi totalmente sommersa
  • Vari oggetti materiali che dominano le nostre attività quotidiane: un cellulare, denaro, cibo
LaChapelle - After the Deluge Cathedral, 2007

I corpi, perfettamente scolpiti, appaiono congelati in pose forzate e innaturali eppure fermati in un atto di pietas che li avvicina al prossimo in un estremo gesto di aiuto.

Un enorme tableau vivant meticolosamente progettato, attraverso schizzi e pitture ad acquerello, ricostruito interamente in teatro di posa.

Un fascio di luce attraversa la vetrata in Cathedral“, una luce “divina” alla quale si rivolge con lo sguardo il gruppo di uomini, donne e bambini ormai immersi nell’acqua fino alla metà del corpo.

Un simbolo di verità che illumina i volti di questa umanità provata e scossa alla quale però si sottrae una bambina, posta nella parte centrale dell’immagine, con il suo sguardo privo di sentimenti rivolto verso lo spettatore.

Un altro evidente richiamo alla pittura ed alla figura del “testimone”.

In Museum non sono più protagonisti gli esseri umani.

LaChapelle - After the Deluge Museum, 2007

L’acqua ha invaso i luoghi dove sono conservate le opere d’arte, ma le opere sono ancora là, sono salve, anzi il riflesso nell’acqua ne duplica la presenza restituendoci un doppio punto di osservazione.

Una critica alla mercificazione dell’arte e all’idea di proprietà dell’opera messa in crisi da una calamità naturale sul quale l’essere umano non ha nessun potere, neanche quello della salvezza.

Il ciclo di opere After the Deluge rappresenta per David LaChapelle un punto di svolta, nella vita come nella carriera.

I riferimenti al sacro, alla parte metafisica dell’esistenza sono sempre più evidenti e il mondo naturale fa spesso da sfondo a soggetti e situazioni che rimandano al divino.

D’altronde LaChapelle ha sempre dichiarato di essere sorretto da una grande fede e soprattutto di credere nella possibilità del miracolo, anche fosse solo come opportunità di andare oltre visibile.


Fino al 15 Agosto 2023 è possibile ammirare una parte delle sue opere in mostra al salone degli Incanti di Trieste.

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