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Irving Penn Storia della Fotografia (1917 – 2009)

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Irving Penn a 18 anni si iscrive al corso quadriennale di disegno pubblicitario, tenuto da Alexey Brodovitch.

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Lui non lo sa ancora ma così facendo costruisce una base estremamente solida da cui partire con la sua carriera da fotografo, che nascerà qualche anno dopo.

La fama internazionale arriva negli anni Cinquanta, con alcuni servizi di moda, nati anche dalla collaborazione con Harper’s Bazar, la rivista in cui lavora Brodovitch.

Irving Penn è il fotografo della moda americana e della donna emancipata in quel periodo

Sempre negli anni Cinquanta lavora anche a dei nudi, non mostra mai dei corpi algidi, sceglie invece dei corpi soffici, rilassati, che nulla hanno del riferimento sessuale.

Nel 1967 Penn crea un piccolo studio mobile che gli permette di fotografare chiunque sullo stesso sfondo, mischiando così personaggi famosi a gente comune, etnografia e moda.

Da questo progetto nasce Worlds In A Small Room.

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È del 1977 la sua mostra Street Material al Metropolitan Museum di New York, mostra contenente gli still life degli oggetti che il fotografo trova in strada, oggetti che le persone gettano e perciò di loro natura parte della decadenza della vita quotidiana.

Fotografandoli Penn regala loro un nuovo valore e una nuova estetica.

Gli ultimi lavori sono degli still life in cui la forma del teschio è spesso presente, una sorta di memento mori, anche in grado però di raccontare storie attraverso la propria astrazione.

La caratteristica che al di sopra di tutte è presente nel lavoro di Irving Penn è lo studio della forma e dell’espressività di ciò che decide di fotografare.

Celeberrimi sono i suoi ritratti posizionando i propri soggetti tra due pareti disposte ad angolo acuto, ambiente in cui le persone ritratte si ritrovano per forza di cose scomode e obbligate ad assumere pose bizzarre e significative al tempo stesso.

Tutto è basato su una grande semplicità compositiva, non cerca stratagemmi, quello che è fondamentale è l’esaltazione delle forme.

Qualsiasi oggetto e soggetto, illuminato nel modo giusto, nell’essenzialità della propria forma, è esso stesso racconto.


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