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Una foto, una storia: Il bacio della vittoria – Alfred Eisenstaedt

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Il bacio della vittoria, Times Square, 1945, Alfred Eisenstaedt

Nell’articolo di oggi Enzo Valentini racconta in maniera romanzata ma storicamente corretta, nei limiti del possibile, i retroscena dell’iconica fotografia “Il bacio della vittoria”.

Se ti sei perso l’intervista di Enzo per la nostra rubrica A-Focus, puoi recuperarla qui.

New York, 14 agosto 1945, pomeriggio, Il bacio della vittoria.

Greta stava riordinando le carte dello studio dentistico dove lavorava, quando alla radio venne dato l’annuncio che tutti aspettavano da giorni: l’imperatore giapponese Hirohito aveva accettato le condizioni di resa imposte dagli americani.

Il bacio della vittoria, 1945, Alfred Eisenstaedt

La guerra era finalmente finita!!!

La ragazza si era fermata con le mani a mezz’aria, mentre inseriva dei documenti nel classificatore, ancora indecisa tra una sensazione di felicità e incredulità.

Un forte brusio, sempre crescente, la riportò alla realtà e la spinse alla finestra, per capire cosa stesse accadendo: qualche piano più sotto la strada era diventata un fiume di persone che danzavano, ridevano, urlavano, dando sfogo a quella sensazione di liberazione a lungo repressa da quando, quattro anni prima, i giapponesi avevano portato la guerra dentro i confini degli States, bombardando Pearl Harbor, nelle Hawaii.

Senza avvisare il suo principale, Greta afferrò la borsetta e scese di corsa le scale, fino al portone d’ingresso: oltre, venne piacevolmente risucchiata da quella corrente umana festante.

Tutti, da quella strada ma anche dalle altre vicine, continuavano a camminare, correre e saltellare, abbracciarsi, baciarsi, congratularsi.

Si dirigevano verso Times Square, il vasto incrocio fra la Broadway e la Settima Strada, dove proveniva forte lo strepito di musica d’ogni tipo, prodotta da organizzate bande musicali militari o da improvvisate orchestrine, ognuna con un repertorio differente, spesso contrastante e cacofonico, ma nessuno sembrava badarci.

Il bacio della vittoria, Alfred Eisenstaedt

Raggiunta la grande piazza, Greta si accorse che la folla, anche se sempre molto numerosa, si era diradata, lasciando larghi spazi dove qualche coppia si sfogava in balli di ogni genere, in particolare uno scatenato boogie woogie sulle note di In the mood, quasi un omaggio al musicista Glenn Miller, morto pochi mesi prima in un incidente aereo sulla Manica, mentre si recava a Parigi per festeggiare la liberazione della città con un concerto dell’orchestra militare dell’aviazione.

Ora la sua musica celebrava la fine di un incubo e l’atmosfera di felicità e di gioia era amplificata da quei balli confusionari e sfrenati, pieni di un’energia che catturava l’attenzione dei presenti, come quella di Greta, fermatasi a osservare uno spettacolo unico e irripetibile.

A un tratto, però, il suo sguardo venne attirato da un ben diverso balletto: un marinaio, scalmanato e su di giri, abbracciava tutte le donne che incontrava, belle, brutte, grasse, magre, giovani e vecchie, non importava, e le baciava appassionatamente sulla bocca.

Dietro, davanti e intorno a lui, si muoveva con velocità un fotografo che cercava di fermare la scena con la sua piccola Leica.

L’azione si svolgeva rapidamente, quasi ci fossero un copione e tempi da rispettare per mettere in scena lo strano modo del marinaio di festeggiare la vittoria, in un momento di felicità collettiva che quasi lo autorizzava a “rubare baci” alle donne incontrate.

Il bacio della vittoria, Times Square, 1945, A. Eisenstaedt

Alcune, però, avevano dimostrato il loro dissenso pulendosi le labbra con il fazzoletto, non appena l’uomo si era allontanato tra la folla alla ricerca di nuove “vittime”.

L’intermezzo era terminato e mentre tutti erano ritornati a festeggiare come prima, con musica, canti e balli, all’improvviso Greta si era sentita afferrare e attirare verso il petto muscoloso del solito marinaio che, seguendo un percorso senza destinazione, era ritornato al punto di prima.

Attratto dall’uniforme bianca di Greta, l’aveva abbracciata e baciata in un profondo casquè, quasi a piegare in due la ragazza che, sorpresa dal gesto, era rimasta col braccio destro bloccato fra lei e l’uomo, mentre col sinistro aveva cercato prima di tenere ferma la gonna per portare poi la mano sul viso del marinaio, quasi in una semplice carezza.

Dopo l’ennesimo “furto di bacio”, durato pochissimo, forse meno di un minuto, il marinaio si era nuovamente allontanato, lasciando Greta stordita da quel bacio, per nulla romantico, neanche troppo violento, ma di sicuro impetuoso, che racchiudeva la gioia dell’uomo di essere arrivato alla fine della guerra, di non dover tornare più a combattere nel Pacifico, di poter ritornare dalla sua famiglia, alla sua casa, alla quotidianità dimenticata.

Insomma, un inno alla vita che continuava.


Il bacio della vittoria, Times Square, 1945, Alfred Eisenstaedt

Il racconto che avete appena letto è frutto della mia fantasia, basandomi però su un fatto realmente avvenuto, appunto, il 14 agosto del 1945.

Il bacio della vittoria è stato raccontato per immagini dal fotografo tedesco, naturalizzato americano, Alfred Eisenstaedt.

Quel giorno scattò quattro foto a un marinaio ubriaco mentre baciava un’infermiera in Times Square per festeggiare la vittoria.

Solo una divenne famosa in tutto il mondo.

Pubblicata all’interno della prestigiosa rivista Life, uscita il 27 dello stesso mese, si intitola “V-J Day a Times square, New York, 15 agosto 1945“.

Nella confusione del momento Eisenstaedt non riuscì a prendere i nomi della coppia.

Benché numerose persone dichiarassero in seguito di essere i due protagonisti de il bacio della vittoria, ricerche successive hanno portato alla quasi certezza che si trattasse del marinaio George Mendonsa (o Mendonça) e dell’igienista dentale Greta Zimmer Friedman.


Enzo Valentini

Enzo Valentini nasce a Civitavecchia nel 1953, di professione editore e scrittore.

Ha pubblicato numerosi saggi di storia medievale con Newton Compton Editori, Edizioni Mediterranee, Penne e Papiri.

Si interessa anche di fotografia, a livello amatoriale da oltre cinquant’anni.

Spazia dalle foto di viaggio a quelle in studio dove, attraverso lo still life e il minimalismo, sperimenta la ricerca su forme, luci e colori.

Nel 2022 ha pubblicato anche il suo primo libro fotografico.

Intitolato “Dettagli di cantiere“, racconta in chiave minimalista il progressivo avanzare dei lavori di ristrutturazione della sua abitazione.


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