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L’ordinato caos di Massimo Vitali

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Spiagge, concerti, città d’arte, parchi, piste da sci, discoteche sono alcuni dei luoghi di aggregazione che fanno da sfondo alle immagini di Massimo Vitali, uno dei fotografi italiani più conosciuti ed interessanti degli ultimi decenni.

Nato a Como nel 1944, dopo gli studi al London College of Printing, si dedica, senza grandi entusiasmi, prima alla fotografia di reportage e poi alla direzione della fotografia in ambito cinematografico.

Stanco di un lavoro che non riusciva più ad emozionarlo, decide di iniziare a percorrere una strada personale.

 “Nel 1994 ero appena tornato dall’estero e Berlusconi aveva vinto le elezioni. Volevo vedere chi erano gli italiani, volevo capire i loro atteggiamenti, volevo fotografare le loro facce, in quel preciso momento storico”.

Reduce da un furto di attrezzatura, decide di utilizzare per questo suo nuovo percorso l’unica macchina fotografica di grande formato rimasta in suo possesso.

Cefalù-Orange-Yellow-Blue_-2008-©-Massimo-Vitali

Le immagini, realizzate a Marina di Pietrasanta, segnano l’inizio della serie dedicata alle spiagge che lo porterà, nel giro di poco tempo, alla ribalta della scena fotografica internazionale.

Dal 1994 ad oggi, Vitali, ha realizzato circa 5000 scatti, utilizzando prima una macchina a banco ottico 20x25cm e, successivamente, una medio formato digitale da 150 milioni di pixel, apparecchiature in grado di realizzare immagini ad altissima risoluzione e di restituire un’elevata definizione del dettaglio su stampe di grandi dimensioni. 

Per realizzare le immagini utilizza un treppiedi molto alto, spesso posizionato su una piattaforma, che gli consente di scattare a circa 5 metri di altezza.

Attraverso questa prospettiva ottiene una visione complessiva del paesaggio, evitando la sovrapposizione dei piani che si andrebbe a creare con un punto di vista più basso, ed ha l’opportunità di osservare la scena nella sua globalità scegliendo il momento più propizio per lo scatto.

L’ordinato caos di Massimo Vitali

Nonostante l’apparente spontaneità dello scatto, il fotografo, analizza attentamente l’evoluzione della scena, studia le dinamiche e i flussi di movimento delle persone, attende il momento in cui tutti gli elementi si combinano per creare una composizione bilanciata e significativa in una sorta di ordinato caos.

Cefalù-Orange-Yellow-Blue_-2008-©-M-Vitali

La distanza fisica tra la fotocamera e i soggetti contribuisce a creare una visione oggettiva e contemplativa della scena.

Le sue sono inquadrature ai margini del paesaggio, nelle quali il contesto, seppur sapientemente utilizzato, è solo un pretesto.

Animato da un grande interesse antropologico, Vitali, non è interessato tanto ai luoghi, ma a chi li vive, seppur temporaneamente.

Quello che gli preme documentare è l’essere umano ed i cambiamenti sociali dei quali è inconsapevole manifestazione.

Le sue fotografie sono un immenso trattato antropologico nel quale i dettagli segnano il passo dei veloci cambiamenti sociali nei quali viviamo.

0347-Firenze-Via-Via-M-Vitali-1998

Al di là dell’innegabile qualità estetica, quello che colpisce avvicinandosi alle stampe, sono gli innumerevoli particolari racchiusi all’interno dell’inquadratura. 

Un’immagine, innumerevoli particolari racchiusi

Il colore dei teli da mare, i modelli dei costumi, i brand degli abiti, i tatuaggi, la composizione delle famiglie e le relazioni all’interno di esse.

Guardando le sue immagini non si può non pensare alla ricerca del dettaglio della pittura rinascimentale, alla minuzia di particolari rappresentati nei dipinti di Bruegel o, per rimanere in ambito fotografico, alla scuola di Düsseldorf ed alla sua rappresentazione “oggettiva” del reale.

La fase di stampa rappresenta un aspetto cruciale del suo processo creativo.

Grazie alle grandi dimensioni e ad una messa a fuoco che copre l’intera inquadratura, le sue opere, fanno sentire l’osservatore parte della scena.

Massimo-Vitali-x-Vilebrequin

Quindi ogni piccola interazione umana o elemento paesaggistico è visibile e definito stimolando così un coinvolgimento diretto con l’immagine.

Le stampe hanno un aspetto luminoso con una prevalenza di toni chiari in cui le ombre scompaiono, i contrasti diventano più evidenti e producono immagini diafane, leggere, quasi evanescenti.

L’autore non esprime mai un giudizio su ciò che osserva, ci offre uno sguardo sulla complessità della società contemporanea, invitandoci a riflettere sulla natura delle nostre esperienze quotidiane e sulle dinamiche che ci uniscono.      

Le sue fotografie sono state esposte in tutto il mondo in importanti musei e fondazioni tra cui:

  • Centro de Arte Reina Sofia a Madrid
  • Solomon R. Guggenheim Museum di New York
  • Centre Pompidou di Parigi
  • Stedelijk Museum di Amsterdam

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