Parigi, 18 ottobre 1840 – “Autoritratto come un annegato”, Hippolyte Bayard
Hippolyte Bayard è sempre stato un coscienzioso impiegato del Ministero delle Finanze della capitale, ormai da vent’anni, anche se, da qualche tempo, la sua mente si distrae spesso pensando alla grande passione che lo interessa: il “disegno fotogenico”, ossia la riproduzione di disegni mediante la luce.
Nel tempo libero sperimenta sostanze chimiche che lo aiutino a fissare le immagini sulla carta.
Sa benissimo di non essere l’unico, ed è anche al corrente delle prove che stanno facendo, con risultati ancora incerti, i suoi connazionali:
- Joseph Nicéphore Niépce
- Augustin François Lemaître
- Louis Daguerre
Quest’ultimo particolarmente conosciuto dai parigini per i suoi diorami, fondali dipinti con l’aiuto della camera oscura, su cui proiettava immagini e luci colorate, con grande meraviglia del pubblico pagante.
Sa anche che l’inglese William Fox Talbot è riuscito fermare l’immagine sulla carta stabilizzandola con lo ioduro di potassio, il problema però è che il “disegno fotografico” risulta invertito, cioè in negativo.
Ed era proprio su questo punto che Hippolyte Bayard stava lavorando da qualche anno per trovare il sistema di stampare sulla carta un positivo.
E a marzo dell’anno scorso l’aveva trovato: bisognava impregnare il foglio di carta con una soluzione al cloruro d’argento, poi con un’altra di iodato di potassio.
A questo punto si esponeva per circa dodici minuti per poi lavarla con iposolfito di sodio.
Certo, era un procedimento un po’ complesso, e soprattutto i tempi di esposizione erano troppo lunghi, ma sapeva di essere sulla strada giusta.
Sempre l’anno scorso aveva organizzato una esposizione di trenta suoi “disegni fotografici”, proprio come i pittori e gli artisti.
Era un’idea originale, nuova, ma pochissime persone l’avevano visitata e solo un giornale aveva scritto un trafiletto:
“Affinché nulla di curioso mancasse in questa collezione, in una grande cornice sono state esposte varie prove di disegno fotogenico, o fotografico, ottenute su carta mediante camera oscura, con un procedimento diverso da quello di Daguerre. Queste prove sono di buon augurio: se non restituiscono il colore degli oggetti, se lasciano qualcosa a desiderare dal punto di vista della prospettiva, si sente, per lo meno, che l’operazione rifrattiva, inventata da Bayard, sarà suscettibile di un rapido perfezionamento. E si resta stupiti dalla precisione delle forme ridotte che rappresentano, in chiaroscuro, gli oggetti tradotti su carta”.
Era stata una bella soddisfazione, leggere quelle poche righe, soprattutto le parole “suscettibile di un rapido perfezionamento”.
Non solo, monsieur François Arago, famoso astronomo e matematico, si era interessato al suo procedimento, cosicché Hippolyte si era permesso di chiedergli di poterlo illustrare al cospetto degli illustri membri delle due prestigiose Accademie francesi, delle Scienze e delle Arti.
Poi lo scienziato, stranamente, aveva freddato il suo entusiasmo, accampando scuse e pregandolo per il momento di non rendere nota la sua scoperta, in cambio di 600 franchi offerti dal Ministero dell’Interno.
Hippolyte ricorda ancora quanto, sul momento, era rimasto interdetto da quella richiesta e da quella somma, ma appena un mese più tardi aveva capito tutto.
Il 9 luglio 1839 Louis Daguerre aveva ottenuto dalle due Accademie di Francia il brevetto che attestava ufficialmente la paternità della nuova invenzione, chiamata “dagherrotipia”, a Daguerre e al suo socio Niépce.
Quindi il motivo del tentennamento di Arago non era altro che un modo per prendere tempo, per permettere a Daguerre di risultare il primo scopritore del procedimento per fissare le immagini in positivo sulla carta.
Ma se lui, Hippolyte Bayard, c’era riuscito già da qualche tempo!!!
E monsieur Arago lo sapeva bene, perché aveva visitato la sua esposizione di giugno, neanche un mese prima.
Sia pure amareggiato, sia pure in ritardo, aveva deciso di reagire, certamente in modo elegante e civile, da par suo, perché si sapesse che non avrebbe ingoiato il rospo che i signori Arago e Daguerre gli avevano servito.
Adesso però, basta ricordi, basta recriminazioni, deve seguire le ultime fasi della fotografia che si è appena scattato in studio.
Lo raffigura a torso nudo, seduto su una sedia, le mani in grembo, gli occhi chiusi, e con il busto e la testa reclinati verso sinistra.
Ecco, il risciacquo della stampa è terminato, ora occorre attendere che si asciughi.
Nel frattempo siede alla sua scrivania e scrive il biglietto, dal tono velenoso, che accompagnerà l’immagine, a mo’ di didascalia:
“Questo che vedete è il cadavere di M. Bayard, inventore del procedimento che avete appena conosciuto.
Per quel che so, questo infaticabile ricercatore è stato occupato per circa tre anni con la sua scoperta.
Il governo, che è stato anche troppo per il signor Daguerre, ha detto di non poter far nulla per il signor Bayard, che si è gettato in acqua per la disperazione.
Oh! umana incostanza!
È stato all’obitorio per diversi giorni, e nessuno è venuto a riconoscerlo o a reclamarlo.
Signore e signori, passate avanti, per non offendervi l’olfatto, avrete infatti notato che il viso e le mani di questo signore cominciano a decomporsi”.
* * *
Il racconto di fantasia che avete appena letto trae spunto dalla famosa fotografia di Hippolyte Bayard, una foto che ha segnato la storia della fotografia.
Può essere considerata il primo autoritratto e il primo nudo, oltre alla prima foto costruita, al contrario delle altre scattate fino a quel momento, che avevano come finalità la semplice riproduzione della realtà.
Non solo, ma può essere ritenuta anche la prima foto che abbia un messaggio di denuncia, vista la dura didascalia che l’accompagna.
L’autore “inscena” il suo suicidio per annegamento, come allegoria del dolore provato dall’ingiustizia subita da altri più potenti di lui.
Questa delusione, però, non fermerà Bayard nella sperimentazione fotografica.
Negli anni successivi si dedicherà a fotografie surreali, come il suo doppio autoritratto o le foto in cui sembra conversare con sé stesso.
Nel 1851 sarà tra i soci fondatori della Société Heliographique e nel 1854 della Societé Française de Photographie, dove organizzerà numerose mostre (1855, 1857, 1863/65).
Inoltre vincerà delle medaglie all’Esposizione dell’Industria di Parigi (1849), all’Esposizione al Crystal Palace di Londra (1851) e all’Esposizione Universale di Londra (1862).
Un curriculum di tutto rispetto, nel campo della fotografia, a cui però era stata strappata forse la medaglia più importante.
Tu conoscevi la storia di Hippolyte Bayard? Cosa ne pensi?
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