Rieccoci a parlare di Madeira!
Voi mi direte: mare, acqua che si muove, luce radente, cieli colorati, nuvole che corrono… che fai, non ti spari una lunga esposizione?
Per citare un famoso food creator: “Cosa fai? Te ne privi?”
Eppure – e qui viene il bello – Madeira vuol dire vento, tanto vento.
E il vento, come sappiamo, è il peggior nemico delle lunghe esposizioni.
Partiamo dagli antipodi.
Abbiamo due sistemi di filtri: i clip-in e l’Armour a lastra, entrambi di Kase.
Smarciamo velocemente il primo, il sistema clip-in.
Va fatta una precisazione: uno dei fattori che può creare vibrazioni è lo sbilanciamento in avanti causato da obiettivi pesanti.
La piastra del treppiede si monta normalmente sotto la fotocamera, e il peso dell’obiettivo rimane “a sbalzo”; il rischio è che tutto il complesso tremi.
Con il Sigma 14 mm F1.4 DG DN Art, però, questo problema si gestisce bene, perché l’obiettivo presenta l’anello centrale per il collare da treppiede, tipico dei teleobiettivi.
Questo consente un bilanciamento perfetto e un insieme fotocamera-obiettivo molto più stabile.

Come si usa il filtro ND clip-in
Semplice: si monta davanti al sensore… e sorpresa! non si vede più un belino!
Non si può focheggiare perché l’immagine diventa troppo scura.
Qualcuno potrebbe dire: “Ok, metto a fuoco, poi monto il filtro stando attento a non toccare la ghiera.”
Sbagliato!
Inserendo un vetro tra sensore e obiettivo, il piano di fuoco cambia leggermente.
Quindi si torna al punto di partenza: filtro montato, devo comporre e mettere a fuoco da capo.
Come fare?
Alzo gli ISO, apro tutto il diaframma, compongo e metto a fuoco.
Poi passo lo switch da AF a MF e riporto i parametri di scatto a quelli desiderati.
Non avendo la possibilità di usare un comodo filtro graduato, potrei pensare a un HDR, ma se le nuvole si muovono velocemente rischio effetti fantasma o artefatti.
Meglio quindi esporre per le luci (tenendosi un po’ alti) e recuperare in post-produzione.

Sistema filtri a lastra: la soluzione più pulita
Passiamo ora al sistema Armour a lastra, sempre di Kase.
Facciamola più “grave”: stiamo usando il Sigma 28–105 mm F2.8 DG DN Art, un obiettivo importante, pesante e senza anello centrale.
Qui il peso davanti aumenta ancora di più.
Nessun problema: basta dotarsi di una piastra un po’ più lunga, montarla longitudinalmente sotto la fotocamera e farla sporgere leggermente in avanti, così da bilanciare meglio il carico.
Workflow dei filtri
So che aspettavate questo.
Il sistema Armour ha due slot: uno per il CPL (polarizzatore) e uno per l’ND.
Conviene sempre montare il CPL sul retro, cioè più vicino possibile alla lente frontale, per due motivi:
- Lascia passare più luce, quindi riesco a vedere la composizione e a mettere a fuoco con facilità;
- Funziona meglio, perché il polarizzatore lavora al massimo della resa quando è vicino alla lente frontale.
Quindi: Telaio montato → CPL montato → compongo → polarizzo (attenzione, la caduta di luminosità sarà di massimo 2/3 di stop) → passo la messa a fuoco su MF → e via!
Beh… via per modo di dire. Calma: non si vola, perché c’è vento!
Impostazioni e scatto
Per comodità metto la macchina in BULB, così posso controllare l’anteprima e adattarmi rapidamente.
A questo punto inserisco l’ND, poi il GND (graduato).
Una volta trovata l’altezza giusta del filtro graduato, blocco tutto e si scatta.
Il cavalletto: l’eroe silenzioso
Nel mio caso uso un Sirui L-324F con testa A10-R, entrambi Sirui.
Tutti amiamo scattare comodamente in piedi, con la fotocamera all’altezza degli occhi… ma a Madeira, con il vento, meglio cambiare approccio.
Abbassate il cavalletto: non per forza chiudendo le gambe – anzi, tenetele estese e allargatele di più, per abbassare il baricentro.
Oppure, come faccio spesso io, scatto quasi raso terra: il punto di vista è più interessante e la stabilità aumenta.
Ultimo consiglio, ma fondamentale: vietata la colonna centrale!
Vibra anche senza vento, figuratevi sotto le raffiche di Madeira.
Al giorno d’oggi, se una foto è mossa, diciamo che “è arte”.
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