Una carriera lunga 50 anni, centinaia di mostre in tutto il mondo e più di settanta pubblicazioni all’attivo fanno di Martin Parr una star della fotografia.

Autore estroso e prolifico, ha fatto della fotografia la sua ragione di vita scattando ininterrottamente dagli anni ‘70 fino ad oggi.

Protagonisti della sua ricerca sono gli esseri umani ritratti in situazioni ordinarie nei supermercati, nei ristoranti, in città turistiche, competizioni sportive, spiagge e più in generale nei luoghi del tempo libero.

La sua è una fotografia senza filtri in cui l’esposizione dei difetti diventa la chiave di lettura ironica di una società spesso superficiale e disattenta.

Nato nel 1952 ad Epsom, in una famiglia della middle class inglese, eredita la sua passione per la fotografia dal nonno, tanto da decidere, già da adolescente, di voler fare questo mestiere.

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Tra il 1970 ed il 1973 studia fotografia presso il politecnico di Manchester portando contemporaneamente avanti i suoi primi progetti: immagini in bianco e nero, nel rispetto della tradizione classica del fotogiornalismo non ancora pronta alla rivoluzione del colore, dalle quali però si evince già l’attenzione per un certo tipo di luoghi e di temi che lo accompagneranno durante tutta la sua carriera.

Dopo questi primi lavori, compra una medio formato (Plaubel) ed inizia a fotografare a colori abbandonando per sempre la pellicola in bianco e nero.

Un cambio possibile grazie all’apertura dei musei e delle gallerie verso il colore, sdoganato da maestri quali:

  • William Eggleston
  • Stephen Shore
  • Joel Meyerowitz

Per tre anni New Brighton, una località di mare sporca e decadente, diventa il suo teatro.

È là che passa tutte le domeniche e i giorni festivi a fotografare famiglie che trascorrono il loro tempo libero in questa località spesso attorniati da rifiuti e degrado ai quali appaiono totalmente noncuranti.

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Il lavoro venne aspramente criticato in quanto ritenuto offensivo e lesivo nei confronti della working class ritratta nelle immagini.

Dopo questa serie che rimane, probabilmente, la più riprodotta e conosciuta, l’autore rivolge la sua attenzione alla classe media inglese realizzando attraverso The Cost of Living (1986-1989) il ritratto di un gruppo sociale in ascesa (siamo nel periodo Thatcheriano) alle prese con pranzi, feste, conversazioni, acquisti.

Nel 1994 entra a far parte della Magnum suscitando diverse polemiche nel gruppo di fotografi appartenenti all’agenzia, alcuni dei quali ritenevano i soggetti di Martin Parr poco interessanti e superficiali.

Martin Parr: Common sense

Iniziata nel 1995 e data alle stampe nel 1999, questa serie, racchiude alcuni dei temi più cari all’autore: la globalizzazione e l’omologazione del contemporaneo.

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Attraverso immagini dai colori vividi e saturi, vicini alla comunicazione pubblicitaria, l’autore ritrae la quotidianità cogliendone gli aspetti più particolari ed originali.

Le fotografie, scattate su pellicola 35mm, sono progettate per essere esposte in una griglia in cui la sequenza può essere arbitraria dal momento che esse appaiono come un campionario degli orrori in cui è spesso difficile individuare il luogo dello scatto.

Inquadrature con primi piani molto stretti o dettagli, con l’immancabile uso del flash anulare a dare tridimensionalità alle immagini, incorniciano:

  • Cibo spazzatura
  • Cani con gli occhiali da sole
  • Bambole gonfiabili
  • Merce di negozi turistici, sexy shop
  • Dettagli kitsch che vanno dalle calzature ai gioielli

Insomma un trionfo del cattivo gusto contemporaneo, quello a cui tutti partecipiamo in maniera attiva pur essendo convinti di esserne solo spettatori.

Negli anni 2000 si dedica principalmente ai clichè inglesi.

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Le inquadrature si fanno più ravvicinate e compare l’uso di un obiettivo macro che gli consente di avere il fuoco in primo piano senza perdere la leggibilità del resto dell’inquadratura.

Più tardi introdurrà anche l’utilizzo di un piccolo teleobiettivo sia per cambiare codice di linguaggio che per evitare spiacevoli discussioni dovute all’ormai difficile condizione dello scatto in strada.

Del 2019 è l’interessante lavoro Death by selfie nel quale l’autore ritrae persone intente a fotografarsi.

Il corpus principale delle immagini è stato realizzato in India, paese in cui si concentrano la maggior parte di morti dovute ai selfie.

Per il suo eccezionale contributo alla fotografia, Martin Parr, proprio quest’anno è stato insignito del prestigioso The Photo London Master of Photography un premio che ogni anno viene assegnato ad un artista vivente.

Questo a testimonianza del grande lavoro di ricerca e documentazione svolto dal fotografo che, attraverso il suo stile ironico ed amaro, ha dedicato tutta la sua carriera alla rappresentazione del quotidiano come testimonianza del tempo e dei cambiamenti sociali del contemporaneo.


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